Povero Galileo: la risposta di Ugo Spezia
Riceviamo dall’ing. Ugo Spezia una nota relativa al recente articolo di Domenico Coiante pubblicato su “Nuove Tecnologie Energetiche” con il titolo: “Povero Galileo”. Nel suo articolo, Coiante faceva notare a Spezia che è sbagliato calcolare il costo annuale dell’energia rinnovabile usando dati che non tengono conto del fatto che molti impianti sono di recente costruzione e che quindi non hanno lavorato per un intero anno. Come risposta, Spezia invia questa lettera in cui accusa Coiante di scorrettezza, mancanza di senso della responsabilità, caccia alle streghe, di “fare profezie” e altre nefandezze.
Il comitato scientifico di ASPO-Italia esprime completo appoggio a Domenico Coiante ritenendo che le sue precisazioni riguardo ai calcoli errati di Spezia siano state sia corrette che doverose. Riteniamo che la risposta di Spezia sia esagerata e fuori della righe, ciononostante la pubblichiamo su sua esplicita richiesta, lasciando il giudizio ai lettori. Proprio per enfatizzare la necessità di ritornare a un dibattito corretto, abbiamo comunque deciso di accogliere una richiesta da parte di Ugo Spezia di ammorbidire il tono dell’introduzione dell’articolo precedente. Per una descrizione più ampia e dettagliata della posizione di ASPO-Italia sull’energia nucleare, si veda il documento a questo link.
Il Comitato Scientifico di ASPO-Italia
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Egregio dott. Coiante,
con riferimento a quanto da lei pubblicato all’indirizzo web aspoitalia sono costretto a rilevare (posto che serva a qualcosa) la scorrettezza del suo comportamento, soprattutto dopo la risposta che le avevo inviato via e-mail in data 19.10.2009.
Contrariamente a lei, che evidentemente ha fatto professione di fede, sono intervenuto al convegno ricordato in qualità di esperto di energia nucleare e membro di un’associazione tecnico-scientifica che opera avendo avuto (come tale, e non come organizzazione ideologica) il riconoscimento di personalità giuridica da parte del Presidente della Repubblica italiana.
Avendo inoltre una professionalità da difendere, non vendendo reattori nucleari e non essendo pagato per esprimere le mie opinioni, non ho alcuna convenienza a “truccare” dati per dimostrare alcunchè. Anche perchè i dati – per chi li sa leggere senza preconcetti ideologici – parlano da soli. Come le ho già chiarito sia verbalmente sia per iscritto, i dati da me utilizzati nella tabella “incriminata” non sono “calcolati” ma sono i dati di esercizio effettivi degli impianti collegati alla rete elettrica italiana. Mi spiace che non tengano conto delle sue “profezie” sulle meravigliose sorti e progressive degli impianti fotovoltaici; ma non posso farci niente: i dati di esercizio sono dati di esercizio. Le lascio volentieri la piena facoltà di dimostrare ciò che vuole utilizzando i dati che le fanno più comodo, e non la riprenderò per questo sui vari blog.
Come ho chiarito in occasione del convegno (e come le ho ripetuto verbalmente e per iscritto nella e-mail ricordata) la tabella da me presentata non aveva lo scopo di calcolare con esattezza il costo del kWh prodotto dalle diverse fonti (per questo c’è una vastissima letteratura che dimostra come il kWh fotovoltaico costi da 10 a 50 volte quello nucleare). La tabella aveva invece il senso di esercizio comparativo per valutare l’incidenza (relativa) del solo costo di impianto sul costo del kWh a partire dai dati reali di esercizio.
Come le ho già chiarito per iscritto (ma guardandomi bene dal “darle ragione”, come lei invece scrive), concordo in linea di principio sul fatto che un impianto fotovoltaico ben progettato, ben orientato, regolarmente pulito e permanentemente connesso alla rete, possa funzionare con fattori di carico più elevati di quelli consuntivati dalla rete elettrica. Ma allora sono costretto ad informarla che nel 2008 i reattori nucleari hanno operato con un fattore di carico medio pari al 90,3% in Romania, al 91,1% negli USA, al 92,5% in Finlandia, al 92,6% in Olanda, al 93,2% in Corea, al 98,6% in Slovenia e che il reattore superstite della centrale di Three Mile Island (USA) ha operato con un fattore di carico pari al 100% (IAEA, dati di esercizio 2008). Come vede, anche per il nucleare avrei potuto utilizzare dati più “comodità” per dimostrare tesi preconcette.
Alla scorrettezza del suo comportamento fa riscontro una indubbia efficacia nello scatenare la caccia alle streghe, come dimostrano gli interventi che il suo articolo ha già prodotto sul web. Non che la sua mancanza di senso di responsabilità mi preoccupi più di tanto: recentemente, e solo per aver parlato di energia nucleare in occasione di una conferenza internazionale, l’indirizzo della mia abitazione privata è stato inserito nelle “liste di proscrizione” delle organizzazioni no-global tedesche. Sono questi i metodi “galileiani” che lei apprezza?
Quanto alle conclusioni del convegno organizzato da Galileo 2001 (che lei liquida molto sbrigativamente, come del resto tutte le altre argomentazioni che non le fanno comodo), le ricordo che, a parte lei, nessuno degli intervenuti si è sognato di proporre il fotovoltaico come risposta alla crescita del fabbisogno elettrico e delle emissioni di gas serra. Ciò perchè, per qualsiasi tecnico degno di questo nome, il fotovoltaico è tuttora una fonte inefficiente dal punto di vista tecnico-economico che sopravvive solo grazie ad ingenti sovvenzioni senza produrre benefici evidenti in termini di produzione elettrica e di riduzione delle emissioni ma producendo, invece, evidenti distorsioni del mercato, con esplicito riferimento alle numerose imprese che oggi si stanno lautamente arricchendo a spese degli utenti elettrici. Con buona pace delle sue intime convinzioni.
Ugo Spezia