Il risultato di Copenhagen: ci vogliono le rinnovabili!
Possiamo vedere il bicchiere del summit di Copenhagen come mezzo pieno o come mezzo vuoto. Da una parte è chiaro che il problema climatico viene riconosciuto nonostante la rumorosa opposizione di un gruppo di sconsiderati; dall’altra i risultati sono miseri in confronto alle dimensioni del problema.
Io credo che l’errore alla base del parziale fallimento sia strategico in termini di public relations. Il problema è stato mal presentato al pubblico in molti sensi, ma soprattutto le soluzioni sono state presentate in senso negativo. Al pubblico è stato detto e ridetto che è necessario ridurre qualcosa – le emissioni, i consumi, la crescita e, qualcuno ha inferito, la popolazione.
Molti di noi ritengono che la decrescita sia una buona cosa e che possa essere anche felice. E’ possibile, ma – là fuori – questo tipo di concetto non è popolare; perlomeno oggi. Proporre di ridurre i consumi non è cosa che susciti l’entusiasmo di nessuno e, sicuramente, scatena la reazione negativa di molta gente. Quando poi la propaganda negativa si impadronisce del concetto riesce a spaventare la gente prospettando stermini di massa e impoverimento generale. C’è poco da sorprendersi che molta gente reagisca male e finisca per credere alle tante bufale che girano sul cambiamento climatico.
Insomma, non si va lontano implorando la gente di fare cose che non ha nessuna voglia di fare. Verò è che, se non cambia qualcosa, saranno costretti a farle, ma non possiamo aspettare. Se si vuole essere efficaci fin da ora bisogna essere positivi. Bisogna proporre qualcosa; qualcosa he stimoli la gente, li entusiasmi, li galvanizzi, gli dia la carica. Perché no?
E questa cosa che può entusiasmare la gente ce l’abbiamo: le rinnovabili. Proponendo e sostenendo le rinnovabili in un colpo solo risolviamo il problema del picco del petrolio e quello del riscaldamento globale. Non abbiamo bisogno di complicati sistemi di “cap and trade” dove non si sa chi guadagna cosa e alle spalle di chi altro. Installiamo impianti di energia rinnovabili e tutti ci guadagneranno qualcosa: chi installa, chi lavora all’installazione e chi usa l’energia prodotta. E’ win-win (vinci-vinci) su tutta la linea.
Cosa ci vuole? Poche regole semplici – una carbon tax con l’accordo che i proventi saranno dedicati alle rinnovabili, di cui una parte obbligatoriamente da installarsi anche nei paesi poveri. A chi dice che la carbon tax riduce la crescita, gli rispondiamo: “ma le rinnovabili sono crescita!!” A chi dice “non le voglio sul mio tetto o sul mio crinale” diciamo “ma vuoi un posto di lavoro per i tuoi figli”? A chi dice, “costano troppo”, diciamo “è solo spendendo soldi che si crea ricchezza”
Insomma, lo possiamo fare. E se veramente vogliamo farlo, in alcuni decenni ci potremo liberare del petrolio, del carbone, del gas e anche del riscaldamento globale. Potremo vivere in un pianeta bello, verde, prospero, pulito e non troppo caldo. Che vogliamo di più?