Cash for Trash
Non si butta mai via niente, recitava a mia mamma sua nonna, almeno una cinquantina d’anni fa. Una rivisitazione targata Dopoguerra del più datato e celebre assunto di Lavoisier “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”. Vorrei aprire la porta dello Stargate e far sedere il chimico, naturalista, agronomo, economista ed esattore delle imposte Antoine Laurent de Lavoisier accanto alla nonna di mia mamma, magari davanti a un focolare acceso. Me li immagino scambiarsi amabilmente consigli di gestione domestica e assunti di fisica. In fondo, a cavallo di secoli differenti, hanno avuto la stessa percezione della realtà e hanno capito il trucco che potrebbe salvare il Mondo: ne jetez jamais, non si butta niente, tutto si trasforma. Semplice. E complicatissimo al tempo stesso. Difficile per chi, dal tempo della mia bisnonna a oggi, ha lanciato a briglia sciolta il Progresso, quel “non so ancora che” per il quale, se non hai l’ultimo modello di qualcosa, sei out. Facile per chi, per esempio, ha capito il business del Riciclo: si abbattono le spese per le materie prime e ci si sciacqua i panni in Arno, con il badge di “quelli che rispettano l’ambiente”. Le grandi imprese le fanno come al solito i Braveheart, gli impavidi che con un’illuminazione cambiano il destino di se stessi e del Mondo. Come Tom Szaky, matricola della prestigiosa Princeton University, che si stupì per il fatto che le sole piante di marijuana sane dell’orticello curato da alcuni suoi compagni erano quelle cresciute grazie a un fertilizzante a base di vermicelli. Un’intuizione che ha saputo trasformare in una mission aziendale – recuperare la spazzatura nel mondo e tradurla in oggetti utili e pratici – che nel 2010 gli è valsa un fatturato di quaranta milioni di dollari. Terracycle, profetico nome dell’operazione, sta per colonizzare anche l’Italia: lo sbarco è previsto per fine 2011, al più tardi inizio 2012. Al momento, la spazzatura gestita da Terracycle è articolata in quarantacinque diversi tipi di prodotto. Ci si può iscrivere al sito dell’azienda, si sceglie il tipo di rifiuto che si può raccogliere, lo si dispone in scatoloni e si spedisce il tutto a carico di Terracycle. Si ricevono due centesimi per ciascun pezzo. Un modus vivendi che va sotto il nome di “cash for trash”: tu mi mandi i tuoi rifiuti e io te li pago. E’ questa la genialata del ventottenne che sta conquistando il Mondo con la collaborazione dei privati, che si riuniscono in comunità – colleghi di ufficio, amici della palestra, compagni di scuola, ecc. – e delle grandi aziende che hanno raccolto l’invito a far ruotare sul mercato prodotti che poi vengono riciclati e diventano altre tipologie di lavorato. Non si butta via niente, diceva la mia bisnonna (e infatti mia mamma ha il vizio di tenere qualsiasi – dico qualsiasi – cosa). Speditemi una leva che non usate più, dice Szaky, la riciclerò e solleverò il Mondo.