Un taccuino bianco e il bici-pc per i tuoi pensieri
Passiamo più tempo a lamentarci di quello che non va che a provare a cambiare binario. Stamattina ho acceso il pc e sono entrata in Facebook. Avrei voluto entrare in Facebook, il mio account risultava temporaneamente inagibile per manutenzione del database. O almeno così recitava il messaggio di scuse di Faccialibro. Come in preda a uno stato febbrile, causato dal fatto che un’entità non meglio precisata mi stesse impedendo di esprimere i miei pensieri sul mio account, ho scritto una mail piuttosto piccata al Facebook Team, dicendo che le loro scuse erano accettate per le prime ventiquattro ore di disagio, non per le seconde. Poco dopo mi hanno risposto scusandosi e il mio account è tornato a funzionare. Provare il senso di disagio che ti assale quando ti fermi all’Autogrill e devi restare fuori dalla toilette anche se ci vorresti correre dentro, perchè l’omino sta lavando il pavimento, non è stato il modo migliore di cominciare la giornata. Eppure, con un semplice ma strategico rewind, avrei potuto evitare tutto questo. Proviamo a riscrivere la sceneggiatura? Non accendo il pc, prendo dalla credenza un bellissimo taccuino di pelle bianca, indosso un costume e le infradito, scendo in giardino, prendo posto sulla sdraio a righe bianche e blu, mi posiziono davanti ai banani, mi faccio baciare dal sole, poso i piedi nudi sull’erba, apro il mio taccuino e esprimo i miei pensieri. Non male. E se volessimo esagerare, se proprio proprio stamattina avessi voluto accendere il pc, avrei scelto il modello “Jhai” (parola laotiana con cui si indicano «cuori e menti che lavorano insieme), il computer a pedali, alimentato da una bicicletta, inventato da Lee Felsenstein, che negli anni Settanta lavorava con il signor Steve Jobs. Con il bici -pc i contadini locali in Laos hanno potuto collegarsi a Internet e al resto del Mondo con soli sei watt di potenza. Oggi mi sarebbero bastati solo sei watt di potenza. Forse anche meno.