Scendo dall’ottovolante e sto con Nuti e Carboni
Una volta c’era la miseria, diceva mia nonna. Ora siamo riusciti ad averne due. Dei 6 miliardi di abitanti del pianeta, 2,8 miliardi hanno meno di 2 euro al giorno per sopravvivere e 1,2 miliardi poco più di 1 euro al giorno: questo è il messaggio che sarà gridato a gran voce il 17 ottobre per l’appuntamento con la Giornata internazionale per lo sradicamento della povertà. E questa è la nostra povertà n.1. La nostra povertà n.2 è quella pochezza di pensiero che purtroppo decerebralizza tanti, troppi. A costo di sembrare una sconclusionata dedita a voli pindarici fantascientifici, salto dalla povertà nel mondo alla difesa di Luca Carboni e di Francesco Nuti. La miseria, quella per cui fai fatica a nutrirti, è una piaga. La miseria mentale, quella per cui ci si riveste il cervello di orpelli e ammennicoli di ogni sorta, e si comincia a pontificare senza l’illuminazione di Dio, quella proprio mi terrorizza. Stavo ascoltando, rapita, quella meraviglia di Loverlorn Man, colonna sonora indimenticabile di Tutta colpa del Paradiso di Francesco Nuti: …tu sei un Romeo, tu sei una stella, tu sei una stella non corrisposta, un innamorato non corrisposto, un innamorato non corrisposto per la strada, suona questa canzone, canta la tua canzone, canta a dispetto del tuo dolore, uomo solo, vada comunque sia. Chiudete tutte le finestre aperte sul desktop. Fermate il vostro mondo e andate ad ascoltarvela. A me ha permesso di scendere dall’ottovolante e pensare che, mentre leggiamo titoli di Elisabetta Canalis che va alla conquista dell’America, Francesco Nuti non dovrebbe essere costretto a scrivere il libro Sono un bravo ragazzo, che Luca Carboni non dovrebbe essere censurato dalle radio che fanno fatica a pronunciare in diretta il titolo della canzone Cazzo che bello è l’amore, che è un inno alla vita, alla poesia, alla naturalezza. La seconda miseria è davvero il pregiudizio, il senso di onnipotenza, quella ubris umana che nell’antichità si diceva sarebbe stata punita dagli dei. Magari oggi qualcuno di loro chiedesse il conto a tanti di noi.