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In principio c’era Atlantide, ora nel mare creiamo isole di spazzatura

7 novembre 2011 0 commenti

In principio c’era Atlantide, l’isola che prese il nome  da Atlante, leggendario governatore dell’Oceano Atlantico, figlio di Poseidone. Una superpotenza navale che, dalle Colonne d’Ercole si spinse – secondo la narrazione di Platone – alla conquista dell’Europa e dell’Africa, intorno al 9600 avanti Cristo. Le andò male l’attacco contro Atene e, in un giorno e una notte, sprofondò negli abissi. Adoro la storia antica, anche per l’imprinting indelebile che resta a chi ha frequentato il Liceo Classico (anche a chi non era proprio un secchione). Amo molto meno la storia moderna. Quella che, dalla leggenda di Atlantide ci catapulta a un’altra storia, quella della Great Pacific Garbage Patch, detta anche Pacific Trash Vortex, un disastro ambientale senza eguali, che galleggia beffardo nell’Oceano Atlantico. Atlantide fallì e sprofondò nell’abisso. Noi abbiamo fallito, ma le nostre isole di spazzatura restano come monumenti pressoché indistruttibili a ricordarcelo ogni santo giorno. Una superficie gallegiante, vasta quasi quanto quella degli Stati Uniti, si erge  – dall’alto delle sue decine di milioni di tonnellate di rifiuti – a contenitore storico di spazzatura: vi si trovano oggetti di ogni tipo, anche risalenti a sessanta, settanta anni fa. L’isola,  nascosta dieci metri sotto il mare, ora alimenta la fauna marina. Di cui, tra parentesi, anche noi ci alimentiamo. Rivoglio Atlantide.