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La legna al supermercato? No, grazie.

24 dicembre 2011 0 commenti

Va bene la globalizzazione. Va bene la Grande Distribuzione. Va bene fare di necessità virtù. Va bene tutto. Ma la legna, tagliata con una precisione che la rende finta e venduta in cartoni al supermercato? No, grazie.
Sarà che io la legna me la prendo nel bosco da sempre. Sarà che sono un’inguaribile romantica e penso vintage. Ma proprio non ce la faccio a vedere i tronchi passare con il codice a barre sul tapis-roulant della cassa. Perché, vedrete, tra poco riusciremo anche a mettere il codice a barre direttamente sui pezzi di legna. Che tristezza. Alcuni diranno: ma quale tristezza, è una gran comodità. Comodità. E’ una parola che comincia a farmi paura. E’ un modo per avere tutto più facile e, al contempo, per dipendere sempre più dagli altri e sempre meno da noi stessi. Non voglio certo giocare alla petulante perbenista che spara a zero sui comforts e sui benefits. Mi piacerebbe solo che, per un attimo, tutti visualizzassimo l’immagine dell’uomo che nei film, con la camicia scozzese, taglia la legna armato di scure e ceppo. Nei film, appunto. Ormai solo in quelli. Anche i caminetti si sono trasformati in oggetti di design, con il fuoco finto, come fosse in 3D. Voglio sentire l’odore della legna. Quando è asciutta e polverosa. Quando è umidiccia e sa di sottobosco. Voglio guardare un ceppo e pensare a un albero. Alla Terra. Alla Natura. Alla Vita. Voglio che i taglialegna abbandonino il grandeschermo e ritornino nel nostro vissuto. Voglio. Voglio un Natale con la famiglia stretta davanti al camino, a godere del tepore scoppiettante della legna che arde. Voglio la legna, quella magica che ti scalda più di ogni cosa al mondo. La legna semplice, che entra nella tua casa e la illumina di luce rasserenante. Voglio la legna, non la sua proiezione tridimensionale.