La Lombardia sta «consumando» il suo territorio
Parte la sfida di Legambiente
Parte la sfida di Legambiente
Continua a crescere il consumo di territorio in Lombardia, e a farne le spese è soprattutto la campagna. I numeri sulla crescita dell’urbanizzazione hanno dimensioni apocalittiche, se riferiti ad un periodo, i primi anni del millennio, in cui non vi è stata una corrispondente crescita demografica, né economica. Si è costruito tantissimo, senza produrre ricchezza e senza rispondere ai bisogni abitativi, semplicemente per mettere dei volumi dove il terreno costa meno: nella campagna.
«È ora di fare i conti con un’aggressione al territorio che è già una seria ipoteca per le future generazioni - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia - per questo lanciamo oggi una proposta che tenta di fare quello che il legislatore regionale e nazionale non ha fatto: affermare il principio, solo apparentemente banale, che il suolo è un bene comune, e pertanto ogni consumo o danneggiamento di questa risorsa rappresenta una perdita per l’intera comunità, un danno per le attuali e future generazioni, che impone una compensazione reale e preventiva».
La campagna «Stop al cemento - costruire natura», presentata oggi durante una conferenza stampa, verte su una proposta di legge regionale di iniziativa popolare che vedrà impegnati i volontari di Legambiente, da oggi e fino all’inizio dell’estate, in centinaia di banchetti nelle piazze di tutta la regione, per raccogliere le migliaia di firme necessarie a far sì che il testo diventi oggetto di discussione e di votazione per il Consiglio Regionale.
Nelle intenzioni dell’associazione c’è quello di allargare l’iniziativa il più possibile, coinvolgendo istituzioni locali, mondo del lavoro e delle professioni, nonché le associazioni civili e ambientali. La campagna prevederà anche momenti di confronto pubblico per affrontare le diverse cause di un fenomeno che appare inarrestabile. A partire dal tema della fiscalità degli enti locali: «Quello della riduzione del consumo di suolo continuerà ad essere un percorso in salita, fino a quando dalle urbanizzazioni deriveranno le principali entrate per le casse comunali - spiega Sergio Cannavò, del Centro Azione Giuridica di Legambiente Lombardia, nonché coordinatore del gruppo di esperti che ha elaborato il testo di legge - la nostra proposta di legge fissa un principio e mette in campo strumenti che già operano in altri Paesi europei, ma occorre anche aprire la discussione su una riforma fiscale orientata in senso ambientale, che richiede una profonda revisione di norme e principi».
Ed è proprio per questo che la campagna lombarda vuole essere apripista per analoghe iniziative in altre regioni: «Vogliamo aprire una vertenza sui temi del consumo di suolo e delle aggressioni al paesaggio, a partire dal "laboratorio" Lombardo - dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. Le speculazioni immobiliari e finanziarie sono state all’origine della crisi economica, non sarà il cemento facile a farci uscire da questo brutto momento: le risorse contro la recessione devono servire ad attivare cantieri di manutenzione e messa in sicurezza del territorio, di ridisegno della città, di ristrutturazione dei patrimoni edilizi. Tante piccole opere necessarie, che già oggi assicurino occupazione di qualità e domani mettano il Paese nelle condizioni migliori per ripartire».
Cosa dice la proposta di legge, in sintesi:
1. Il suolo è un bene comune.
2. Prima di pianificare nuove espansioni urbanistiche è obbligatorio il riuso delle aree e immobili dismessi, che devono essere censiti dai Comuni in un catasto aggiornato.
3. La compensazione ecologica preventiva è una azione imposta prima di qualsiasi intervento di nuova costruzione su suolo inedificato, in misura proporzionale ai suoi impatti sul suolo, attraverso il vincolo a finalità di uso pubblico di carattere ecologico ambientale su un’altra porzione di territorio comunale.
4. Per ogni nuova edificazione su suolo libero il privato deve cedere al Comune il doppio della superficie occupata dall’edificazione e provvedere alla sua dotazione di carattere ecologico.
5. L’onere della compensazione ecologica preventiva è aggiuntivo agli oneri previsti per gli interventi edilizi.
6. L’efficacia del permesso di costruire è vincolata all’effettivo inizio dei lavori di compensazione ecologica.
Tante le firme eccellenti tra i promotori del disegno di legge di iniziativa popolare presentato da Legambiente: Luca Beltrami Godola, docente universitario, Duccio Bianchi, direttore Istituto Ambiente Italia, Paola Brembilla, presidente Wwf Lombardia, Marco Frey, docente Scuola Superiore S. Anna, Arturo Lanzani, docente Politecnico Milano, Massimiliano Migliara, presidente Centro Azione Giuridica Legambiente Lombardia, Federico Oliva, presidente nazionale Inu, Paolo Pileri, docente Politecnico Milano e responsabile Osservatorio nazionale sui Consumi di Suoli, Marco Vitale, Economista d’Impresa.
Scorrendo i dati del rapporto recentemente pubblicato da Ersaf (Ente regionale per i servizi all’agricoltura), si scopre la dimensione allarmante del fenomeno del consumo di suolo. Nel 2007 ben 328.500 ettari di suolo lombardo risultano «urbanizzati», dunque interamente coperti da insediamenti e infrastrutture: una superficie che è pari alla somma delle intere province di Como, Varese e Lecco, e che rappresenta il 14% del territorio regionale, inclusi monti e laghi. Se si esclude la montagna, oltre un quinto dell’intera pianura lombarda non è più campi e boschi, ma parte di una città informe e sparpagliata: è il fenomeno dello sprawl, parola inglese che significa «sviluppo scomposto», entrata nel gergo urbanistico per indicare il modo in cui avviene lo sviluppo urbano nell’età dell’automobile di massa, da quando cioè è diventato possibile vivere e lavorare in luoghi diversi, separati anche molte decine di chilometri purché collegati da un nastro d’asfalto.
Uno stile di vita molto poco sostenibile, responsabile di gran parte delle emissioni di inquinanti e gas serra, che ha svuotato i centri storici delle nostre città, riempito di cemento e asfalto la nostra campagna, creato il gigantesco ingorgo di traffico in cui milioni di lombardi trascorrono molte ore delle loro giornate.
Infatti, se i tre quarti dei suoli sono stati urbanizzati nell’area metropolitana che si estende da Varese ai sobborghi bresciani passando per Milano, colpisce il fatto che i territori che hanno visto la maggiore impennata di consumi di suolo sono quelli della pianura agricola più fertile, la provincia di Lodi in primo luogo, avvantaggiata dalla relativa comodità di collegamento con Milano, ma anche quelle di Brescia, Pavia e Mantova: le terre del riso e del Grana Padano, su cui incombono le minacce di nuove infrastrutture autostradali che non faranno che generare ulteriore spinta edificatoria, aggiungendo danno al danno.
Se i terreni agricoli sono quelli che vengono maggiormente erosi dall’urbanizzazione, a farne le spese sono anche le aree naturali e i boschi, specie in pianura. Infatti, se complessivamente le superfici boschive lombarde sono cresciute negli ultimi anni, soprattutto nell’Appennino Pavese a causa dell’abbandono e dello spopolamento del territorio, ancora oggi i boschi di pianura vengono distrutti per far posto a strade e capannoni, in particolare nel triangolo Varese (provincia che ha perso in sette anni oltre 800 ettari di bosco) - Como - Milano: si distruggono i boschi proprio dove ce ne sarebbe il maggior bisogno.
(Fonte Legambiente)