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Nucleare – Ecco le ragioni del no per il Wwf

25 febbraio 2009 0 commenti

Il ritorno al nucleare per l’Italia

Il ritorno al nucleare per l’Italia

Il nucleare offre un modestissimo contributo al fabbisogno energetico mondiale. Si parla di circa 6,2% ma occorre questo dato è di fatto un artificio dal momento che è sostanzialmente moltiplicato per un fattore 3, quasi che sia possibile utilizzare tutto il calore prodotto dagli impianti elettronucleari: aspetto palesemente falso visto che il calore di scarto (circa i 2/3…) costituisce un sottoprodotto inutilizzabile. A tale riguardo assai più significativo apparirebbe il grafico della sola produzione elettrica da cui si evince che il reale contributo del nucleare è addirittura inferiore a quello dell’idroelettrico [secondo la stessa Iea nel 2006 la produzione idroelettrica ammontava a 3.121 TWh (miliardi di kWh) contro i 2.793 TWh del nucleare].
Dalla seguente immagine, tratta dal Key World Energy Statistics 2008 della Iea, è possibile vedere come il contributo sulla quota elettrica dell’hydro superi quello del nucleare.




Il nucleare è una fonte energetica costosa (diseconomica)

Il vero motivo per cui da molti anni il settore nucleare non si espande è strettamente connesso con gli elevati costi di questa tecnologia: i privati non sono disponibili ad investire a meno che non sia lo Stato a farsi carico dei costi di costruzione dell’impianto, di smaltimento e gestione delle scorie.
Oggi secondo l’analisi economica proposta da alcuni dati economici di Moody’s già a maggio del 2008 si parlava di 7,5 dollari/W (7,5 miliardi di dollari per 1.000 MW), sempre nello stesso periodo la Florida P&L parlava di 5,2 €/W (almeno 5,2 miliardi di euro per 1.000).
Peraltro i dati reali di realizzazione degli impianti (a consuntivo per quelli già realizzati, che si tratti di India, Usa o altro paese) hanno sempre visto lievitare i costi perlomeno di un fattore 2 o 3 rispetto alle stime iniziali…

La seguente tabella fa vedere come di fatto il numero complessivo dei reattori negli ultimi 20 anni sia di poco cambiato dal momento che quelli che sono entrati in funzione sono andati a sostituire quelli dismessi per superati limiti di età.



A proposito di obsolescenza degli impianti occorre notare come la maggior parte degli impianti siano stati costruiti negli anni 70 e 80: per meglio illustrare ciò si osservi la seguente figura da cui si evince come negli anni 70 (decennio 1970-1979) siano entrati in esercizio 131 reattori, negli anni 80 (decennio 1980-1989) siano entrati in esercizio 217 reattori, ma negli anni 90 (decennio 1990-99) i reattori entrati in esercizio siano stati solo 54 e nel periodo 2000-2006 siano stati appena 26.





Fonte: Iaea, Operating experience with nuclear power stations in Member States in 2006.

Questi dati possono eventualmente essere incrociati con i seguenti tratti dal lavoro The World Nuclear Industry Status Report 2007 (di Mycle Schneider e Antony Froggatt).



Andrebbe detto quindi che la trentina d’impianti oggi in costruzione (tabella seguente), quando anche riuscissero ad entrare tutti in esercizio, non saranno neanche in grado di compensare quelli che dovranno essere chiusi per superati limiti di età e conseguente obsolescenza.






Uranio, fonte scarsa

Quello della presunta abbondanza dell’uranio è uno di quei falsi miti sul nucleare che circolano tra i non addetti ai lavori: secondo la Iea le riserve di uranio utilizzabili sono sufficienti ad alimentare gli attuali 440 reattori per 40-50 anni.
L’uranio è sì un materiale diffuso, ma solitamente lo è solo in concentrazioni infinitesime, tanto basse da non risultare praticamente sfruttabili.
Le miniere d’uranio realmente sfruttabili sono concentrate in pochissimi paesi come si evince dalla seguente tabella.



In Italia non sono presenti giacimenti uraniferi quindi saremo costretti a dipendere dalle importazioni così come oggi lo siamo da quelle di petrolio, gas e carbone. Altro che sicurezza energetica…
Peraltro legandoci alla filiera francese del nucleare dipenderemo totalmente da loro in termini di tecnologia e arricchimento del minerale.

(Fonte Wwf)