Home » » villaggio globale »

Tartarughe contro militari: una battaglia solo all’inizio

1 marzo 2009 0 commenti

La Gopherus agassizii è una specie endemica e particolarmente a rischio

La Gopherus agassizii è una specie endemica e particolarmente a rischio

Provate a immaginare un deserto di oltre sei milioni e mezzo di ettari, grande due volte e mezzo l’intera superficie della Sicilia: è il deserto di Mojave, esteso nel sud-est della California, ma che interessa anche territori degli Stati del Nevada, dell’Arizona e dello Utah. Come tutti i deserti, quello di Mojave è tutt’altro che privo di vita: solo per le piante si contano oltre 200 specie endemiche, ovvero che vivono solo lì e vanno dai grandi cactus (come il Saguaro e la Yucca) a piccole piante erbacee che sono un capolavoro naturale di adattamento al clima e arricchiscono con i loro fiori i colori del suolo, non appena l’umidità lo permette. Gli animali non sono da meno, perché c’è un pò di tutto: cervi, volpi, coyote, serpenti, una sottospecie di Capra delle Montagne Rocciose adattata alla dura vita del deserto, asini e cavalli selvaggi discendenti da quelli importati secoli addietro dagli esploratori spagnoli, puma e persino cammelli, anch’essi importati più di cento anni fa e oggi relegati in qualche zoo, a fare da attrazione per i turisti.

In questo immenso spazio sono stati creati ben quattro Parchi nazionali (il più famoso è forse la Death Valley, dove la temperatura arriva, nelle ore più calde, a oltre 57 gradi centigradi) ma, proprio perché è deserto, c’è anche una grande base militare, un poligono di tiro di oltre duecentomila ettari, dove si addestrano i soldati e si sperimentano le armi. Purtroppo, però, ci sono anche le tartarughe e in particolare, tra queste, una specie endemica del Mojave, particolarmente rara e minacciata, tanto da essere protetta dalla legge federale: la Tartaruga del deserto (Gopherus agassizii).

Proprio perché si tratta di una specie protetta, quando per la base militare nel 2001 sono iniziate le procedure per ampliarla, il servizio governativo per la protezione della fauna ha imposto all’esercito di mettere in atto interventi di conservazione, che si sono realizzati attraverso la cattura e lo spostamento di quasi 1800 esemplari in un’apposita area di tutela. Questa misura si è rivelata però controproducente: non solo le tartarughe «emigrate» sono entrate in contatto con altre popolazioni di questi rettili, che erano affette da una grave malattia che colpisce le prime vie respiratorie ed ha esiti mortali, ma poiché si tratta di animali molto territoriali, una volta costrette a traslocare, molte di esse sono tornate nella zona di origine. Durante questo viaggio di ritorno sono rimaste esposte a ogni tipo di pericolo, compresi i coyote, che di tartarughe sembra siano ghiotti.

Ricerche condotte da esperti del «Centro per la Biodiversità», un’associazione ambientalista americana particolarmente attiva, hanno accertato che almeno il 20% della popolazione di Tartaruga del deserto interessata dall’intervento di dislocazione sia stata uccisa, sia perché predata da animali, sia perché schiacciata da mezzi militari. È iniziata dunque una campagna per proteggere questi animali, che sono tutt’ora considerati minacciati di estinzione. Centinaia di lettere e di petizioni, inviate da cittadini all’esercito e al servizio federale per la protezione della fauna hanno, per il momento, sortito l’effetto di far sospendere l’ulteriore ampliamento programmato del poligono e anche le attività di dislocazione delle tartarughe, in attesa che si trovi un metodo che dia la certezza che questi animali possano continuare a vivere nel deserto di Mojave. Un deserto tutt’altro che deserto.