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Clima – Per i Pvs dall’Ue solo un sì a parole

20 marzo 2009 0 commenti

Denuncia di Greenpeace

Denuncia di Greenpeace

I leader europei, appena riuniti al Summit di primavera, hanno deciso di stanziare risorse finanziarie per combattere i cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo, ma non hanno indicato alcuna cifra concreta a supporto di questo proposito. In questo modo la possibilità di giungere ad un accordo internazionale sul clima il prossimo dicembre a Copenhagen diventa sempre più remota.

«Senza nessuna cifra concreta sul tavolo, i Paesi in via di sviluppo ci penseranno due volte prima di firmare un accordo a Copenhagen e prendere impegni per la riduzione dei gas serra», afferma da Bruxelles Joris den Blanken, Direttore della Campagna Energia e Clima per Greenpeace Eu.

Il Summit di primavera ha dato la sua approvazione a nuovi meccanismi finanziari per raccogliere le risorse economiche da versare ai Paesi in via di sviluppo per promuovere le fonti rinnovabili, per fermare la deforestazione e per misure di adattamento. Tuttavia i leader europei non hanno specificato l’ammontare delle risorse pubbliche da stanziare per finanziare tali meccanismi.

Secondo Greenpeace, i Paesi industrializzati dovrebbero investire almeno 110 miliardi di euro l’anno fino al 2020 per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici. L’Europa dovrebbe contribuire con 35 miliardi di euro all’anno, pari a 1,30 euro a settimana per ogni cittadino europeo, il costo di un cappuccino.

«Il tempo a nostra disposizione per preservare il Pianeta dagli impatti più catastrofici dei cambiamenti climatici sta rapidamente evaporando - avverte Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace -. I leader europei non possono sprecare altro tempo prezioso: il tema delle risorse finanziarie per combattere i cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo dovrebbe essere prioritario nell’agenda del prossimo G20 a Londra. Ora è il momento di scegliere tra un futuro basato su tecnologie sporche e inefficienti come il carbone o il nucleare oppure energie rinnovabili, efficienza energetica e reti intelligenti di distribuzione in grado di creare milioni di nuovi posti di lavoro verdi».

(Fonte Greenpeace)