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L’Italia dei rifiuti finisce ancora in discarica (49%)

7 aprile 2009 0 commenti

Oggi il convegno di Legambiente

Oggi il convegno di Legambiente

Anche se è un po’ di tempo che in Italia non si parla più di emergenza rifiuti, il problema resta.
È questo il messaggio che emerge dal rapporto di Legambiente «Rifiuti made in Italy» presentato oggi a Roma nella sala conferenze della Camera. Nel corso dell’incontro, Legambiente, le istituzioni e gli operatori del settore hanno avuto un confronto riguardo alla gestione dei rifiuti, prendendo in considerazione i buoni esempi da replicare e le modifiche normative necessarie per adeguarsi alle nuove direttive europee. Dal rapporto è emerso che soprattutto al centro e al meridione il 49% dei rifiuti urbani in Italia viene ancora smaltito in discarica, con il record di Molise e Sicilia che raggiungono rispettivamente le percentuali del 95 e 93%. Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia, negli ultimi 15 anni sono state commissariate per l’emergenza rifiuti. Un’operazione che agli italiani è costata circa 1,8 miliardi di euro. E i risultati? Nessuno.

«Oggi il vero nemico da battere - secondo Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - è proprio la discarica». L’emergenza rifiuti può essere superata, secondo Ciafani, imboccando la strada della gestione sostenibile, come dimostrano gli esempi storici delle regioni del nord Italia e quello più recente della Sardegna.
Come fare? Occorre ristabilire a livello centrale e locale regole e replicare le best practices sulla raccolta differenziata e sulla prevenzione attuate già in Italia e soprattutto nel resto d’Europa. Solo in questo modo e con la costruzione di impianti per il recupero e il trattamento dei rifiuti, «la discarica diventerà davvero l’opzione ultima per smaltire le quantità residuali di rifiuti, come ci chiede l’Europa».

Ecco che scendono in campo il Governo e Parlamento, ai quali Legambiente fa dieci proposte per risolvere il problema dell’emergenza rifiuti in Italia.
Quello che sembra candidarsi come migliore arma vincente contro la «crisi rifiuti» è la proposta di aumentare il costo dello smaltimento nelle discariche. Cosa che potrebbe incentivare le aziende e gli stessi cittadini a riciclare. Per rendere possibile questa strada il Parlamento italiano non deve più concedere proroghe al divieto di smaltimento in discarica dei rifiuti e modificare la legge 549/1995 che ha previsto il tetto massimo di 25 euro per tonnellata all’ecotassa. Le Regioni dovrebbero utilizzare questo sistema per penalizzare economicamente i comuni che non raggiungono gli obiettivi di legge sulle raccolte differenziate e per premiare quelli più virtuosi.
«Sarebbe opportuno cambiare i regolamenti edilizi, costruendo le case prendendo in considerazione lo smaltimento dei rifiuti». Questa la «provocazione» di Giancarlo Longhi, direttore generale Conai (Consorzio nazionale imballaggi) il quale intervenendo durante il dibattito ha ricordato che negli agli anni 30 gli edifici venivano costruiti proprio con appositi vani-conduttori riservati alla spazzatura. Una sfida culturale, dunque, per ritornare alla progettazione e risolvere il problema alla radice.
Tra le 10 proposte, spiccano poi la diffusione della raccolta differenziata domiciliare in tutti i comuni italiani, la costruzione e la gestione di una rete di impianti per il recupero e il trattamento dei rifiuti. Interessante, il suggerimento di un sistema di penalità e premialità secondo una gerarchia dei rifiuti. La discarica, in questo modo, diventerebbe l’opzione più costosa, mentre il recupero energetico un sistema un poco più economico e il riciclaggio e la prevenzione il top di gamma.
Infine tra le proposte che saranno presentate al Governo e al Parlamento c’è l’introduzione dei delitti ambientali nel codice penale, in modo da garantire l’uso delle intercettazioni contro i trafficanti di rifiuti e combattere le «ecomafie», altra piaga che condanna l’Italia ad una situazione critica.

(Alberto Maria Vedova)