L’insostenibilità del «Piano casa»
I numeri dell’accordo con le regioni
I numeri dell’accordo con le regioni
L’intesa di Silvio Berlusconi con le Regioni per il via libera al «Piano casa», che consente di aumentare del 20% la volumetria di alcuni tipi di abitazione, in termini economici, secondo il premier, porterebbe in circolo 60-70 miliardi di euro; e questo risultato si otterrebbe anche solo con l’adesione al progetto di un proprietario di case su dieci.
Ma a che prezzo, in termini ambientali?
Un ampliamento del 20% della volumetria anche solo del 10% della popolazione italiana comporterebbe un aumento della superficie abitabile di 490 milioni di metri quadrati che, insieme ai 3 metri di altezza, produrrebbe una crescita di 1,5 miliardi di metri cubi in più.
In Italia quasi il 70% degli abitanti è proprietario di un’abitazione ed esistono, ovviamente per i più fortunati, anche milioni di seconde e terze case: il 10% di tutto ciò, forse adesso alla luce di questi dati risulta più chiaro, è davvero un’enormità incontenibile dagli effetti devastanti.
Quando il piano sarà attuato, si arriverà a un consumo record di cemento da 220 milioni di tonnellate, contro i 47,5 milioni di tonnellate del 2007, allontanandoci sempre di più dai livelli sostenibili di produzione di cemento di tutti gli altri paesi europei.
Inoltre, per produrre un quantitativo così colossale di cemento per l’ampliamento delle abitazioni, ci vogliono 800 milioni di tonnellate di sabbie e ghiaie, 30 milioni di metri cubi d’acqua e l’apertura di oltre 5mila cave in più; le polveri sottili passeranno da 2.600 a 8mila tonnellate l’anno e si avrà il 15% in più di emissioni di anidride carbonica rispetto ai livelli già allarmanti di oggi. Questo avverrà grazie alla proporzione: produzione di 1 tonnellata di cemento = 0,89 tonnellate di anidride carbonica.
Ed infine, con il piano casa il consumo di suolo aumenterà almeno del 5% annuo: cioè 10mila ettari aggiuntivi.
Per quanto riguarda poi l’altra idea del nostro Presidente del Consiglio relativa alla volontà governativa di dare una casa a chi non ce l’ha, non si capisce effettivamente la necessità di costruirne delle nuove con i 25 milioni di vani sfitti esistenti oggi in Italia e pronti all’uso.
Per non parlare poi delle 5mila unità previste dal piano per l’assegnazione dei nuovi alloggi che, oggettivamente, non basterebbero a ricoprire nemmeno in minima parte le centinaia di migliaia di richieste potenziali dei tanti disperati, vittime degli sfratti esecutivi oggi in Italia.
(Valentina Nuzzaci)