«Fuori l’Italia dall’emergenza rifiuti»
I dati nel libro di Legambiente «Ambiente Italia 2009 - Rifiuti made in Italy»
I dati nel libro di Legambiente «Ambiente Italia 2009 - Rifiuti made in Italy»
(Nostro servizio)
Un aumento di quasi il 9% nella produzione dei rifiuti urbani tra il 2003 e il 2007, a fronte di una diminuzione in altri paesi europei come la Germania, il Regno Unito, il Belgio e la Svezia. Una produzione di 57 milioni di tonnellate di CO2 all’anno che fa dell’Italia il terzo paese produttore di inquinamento atmosferico in Europa. Irrisolto il nodo della mobilità delle merci e delle persone che resta in gran parte su gomma, con il trasporto pubblico che stenta a decollare. Sono solo alcune delle note dolenti emerse durante la presentazione del libro di Legambiente «Ambiente Italia 2009. Rifiuti made in Italy» (che si è svolta a Bari presso la libreria Laterza), dove però trovano spazio anche delle eccellenze: l’aumento vertiginoso delle richieste di marchi Ecolabel (primi in Europa), il consumo e la richiesta di prodotti biologici e la sempre più diffusa ricettività turistica «verde» con bed & breakfast e agriturismi.
«L’emergenza per quest’ultimo anno resta quella dei rifiuti - spiega Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente -. Mentre negli altri paesi europei la flessione di produzione è netta, in Italia continuano a crescere i volumi, con una forma di smaltimento che continua a privilegiare la discarica. A fianco di questa realtà delle punte di eccellenza che non ci si aspetterebbe, come quelle dei 1081 comuni ’’riciclonì’ che riescono a raccogliere in maniera differenziata il 40% della loro produzione, un comune italiano su sette».
Sfogliando il rapporto emerge il caso Sardegna: in sette anni è passata da una raccolta differenziata al 2% a percentuali regionali del 38%. «Questo dimostra che l’emergenza rifiuti non è una condanna definitiva - sottolinea Ciafani - basta fissare regole non derogabili. La Sardegna c’è riuscita usando lo strumento dell’ecotassa che ha reso più conveniente per i comuni fare la raccolta differenziata porta a porta, rispetto a conferire in discarica il tal quale».
Certo resta il problema Centro-sud: a fronte di regioni del Nord «più virtuose», altre conferiscono in discarica frazioni quasi totali dei rifiuti raccolti, come il Molise e la Sicilia che smaltiscono in discariche rispettivamente il 95 e il 93%. La Puglia con il suo 12,5 di raccolta differenziata sta cercando di emergere faticosamente da anni di emergenza, ma presenta tutta una serie di criticità ancora da risolvere.
«Le imprese che sul territorio pugliese si occupano di trattamento e smaltimento sono eccessivamente litigiose e questo blocca di fatto i processi - spiega l’assessore regionale pugliese all’Ecologia Michele Losappio -. Per il resto il 2009 è l’anno in cui completeremo il sistema degli impianti».
«Non dimentichiamo - fa eco Michele Lamacchia presidente Anci Puglia - che la nostra regione è stata usata da discarica illegale per tutta una serie di rifiuti speciali che tante altre regioni ’’virtuosè’ hanno voluto eliminare. I rifiuti sono un business ricco per i traffici illegali e in Puglia non abbiamo una normativa regionale che assegni responsabilità chiare».
Sul piano propositivo il testo illustra un decalogo di proposte concrete per far uscire l’Italia dal tunnel del dissesto: una ecotassa seria che faccia crescere il costo del conferimento in discarica tanto da rendere più conveniente la raccolta differenziata; una raccolta differenziata porta a porta in modo da controllare i flussi e abbandonare il sistema dei cassonetti stradali; favorire il riciclaggio; completare il sistema impiantistico per chiudere il ciclo dei rifiuti in maniera sostenibile; garantire la massima trasparenza ai cittadini in modo da evitare l’«effetto Nimby» e le barricate; promuovere le buone prassi locali; garantire una certezza normativa; chiudere la stagione di commissariamenti e introdurre i delitti ambientali nel codice penale.
«Chiediamo a tutti, Governo, Enti locali, cittadini più coraggio - sottolinea Ciafani - perché tutti a parole addebitano le emergenze all’uso scriteriato delle discariche additate come nemiche numero 1, ma poi nessuno riesce a concretizzare uno sviluppo seriamente sostenibile del ciclo dei rifiuti».
Il rifiuto non è un disvalore di cui liberarsi appena è possibile e il più lontano possibile, è un bene che chiude un ciclo di vita, a patto di saperlo trattare.