«Operazione capovaccaio», dal Mali sta tornando in Italia
Il lungo volo di Arianna
Il lungo volo di Arianna
Liberata 3 anni fa in Puglia una giovane femmina di capovaccaio di nome Arianna, munita di una radio satellitare, è in viaggio dal Mali, paese dell’Africa centrale, all’Italia. E’ un viaggio di ritorno quello del piccolo avvoltoio, una specie di cui restano appena 10 coppie in Italia e per questo oggetto di un pionieristico progetto del Wwf Toscana creato per riportare il numero di esemplari ad un livello accettabile per la sopravvivenza della specie.
Il ritorno di Arianna in Italia è un evento di grande interesse scientifico, da seguire con il fiato sospeso, e rappresenta un passo in più verso la speranza di salvare questa specie dall’estinzione.
Arianna è nata nell’estate 2006 nel Centro Rapaci Minacciati di Rocchette di Fazio (GR) nella Toscana meridionale. Il volo di Arianna è, infatti, frutto del Progetto Capovaccaio sviluppato attraverso l’utilizzo di esemplari di capovaccaio irrecuperabili, curati dopo ferite ed incidenti provocati dall’uomo: questi animali, purtroppo non più adatti alla vita selvatica e dunque non liberabili, sono infatti ancora in grado di riprodursi. In questi anni nel Centro sono nati 14 capovaccai di cui 9 sono stati liberati: 2 in Toscana, 6 in Puglia ed 1 in Sicilia.
Il lungo volo di Arianna è partito nel 2006 dalla Puglia, nell’Oasi Lipu «Gravina di Laterza» (TA), grazie ad una stretta collaborazione tra Cerm, Wwf, Lipu, Regione Toscana, Comune di Laterza e Regione Puglia. Dopo un periodo di ambientamento di una settimana trascorso nella cavità di una parete rocciosa, per farle memorizzare la gravina come luogo di nascita, Arianna conquistò la libertà e, dopo due settimane, intraprese la migrazione verso l’Africa.
L’animale è stato dotato di una piccola radiotrasmittente alimentata a pannelli solari che ha segnalato in questi anni i suoi spostamenti fino alla scoperta del suo ritorno verso casa.
Si è così scoperto che il «filo» di Arianna ha continuato a srotolarsi per oltre 3.900 km, attraversando lo Stretto di Sicilia, la Tunisia ed il Sahara algerino, sino a raggiungere il Mali a metà settembre 2006, 25 giorni dopo la partenza. E’ qui, nelle aree semidesertiche del Mali orientale, vicino al fiume Niger ed ai confini di Burkina Faso e Niger, che Arianna ha trascorso tranquillamente i primi tre anni della propria vita.
L’avventura di Arianna, come per la maggiorparte dei giovani capovaccai giunti all’età di 3 o 4 anni, è poi ripresa per il suo lungo viaggio di ritorno verso il luogo di nascita: partita il 10 aprile dal Mali il 25 aprile ha già percorso oltre 2.800 km. L’uccello ha già superato la durezza climatica del Sahara ma se e quando arriverà in Italia saranno altre, non naturali e per questo più temibili, le insidie che dovrà affrontare: pale eoliche, linee elettriche, bracconaggio, bocconi avvelenati e la perdita del suo habitat di nidificazione e di alimentazione.
Questo progetto, come tanti altri interventi promossi dal Wwf Italia in Basilicata, Calabria e Sicilia, mostra il lavoro di tutela laddove è ancora possibile cercare una strada per salvare dall’estinzione questa specie. Il capovaccaio è infatti minacciato soprattutto dalle profonde modifiche del suo ambiente (steppe, gravine, ecc.) e dalla scarsità di alimento disponibile (carcasse di animali, piccoli rettili, testuggini, etc.) e dal bracconaggio: per questo, a fianco di attività di riproduzione e rilascio di giovani esemplari, il Wwf segnala l’importanza per le nostre istituzioni di avviare necessari e urgenti interventi di conservazione nelle aree un tempo roccaforte di questa specie.
Fino agli anni 70’ del secolo scorso erano oltre 70 le coppie di questo piccolo avvoltoio migratore che si riproducevano nell’Italia centro meridionale; oggi le coppie sono appena 8-10 e tutte concentrare in tre sole regioni: Basilicata, Calabria e Sicilia. Alcune sono al sicuro in oasi protette come quella della Gravina di Laterza (TA) ma diverse coppie corrono ancora seri rischi di disturbo.
«Per la prima volta in assoluto - osserva Guido Ceccolini, Direttore del Progetto Capovaccaio del Wwf Toscana - si è riusciti ad avere la certezza che un giovane capovaccaio nato in cattività ed allevato dai propri genitori è perfettamente in grado di adattarsi alla vita selvatica e, come un qualsiasi esemplare selvatico, è in grado di migrare in Africa e ritornare in Europa. Arianna ci ha anche svelato, grazie alla sua piccola radiotrasmittente, quella che potrebbe essere l’area di svernamento dei pochi, superstiti, capovaccai italiani».
Sito del progetto: www.capovaccaio.it/sito2/italiano/indexit.htm
(Fonte Wwf)