Clima – Il carbone dopo le promesse di Siracusa
Blitz di Greenpeace e Legambiente al ministero dell’Ambiente
Blitz di Greenpeace e Legambiente al ministero dell’Ambiente
Blitz di Greenpeace e Legambiente questa mattina a Roma per dire no al carbone a Porto Tolle. Le due associazioni hanno srotolato dalle finestre del ministero dell’Ambiente uno striscione di 9 metri «No al carbone» e innalzato una ciminiera fumante sul marciapiede sottostante, in occasione del voto odierno in plenaria della Commissione Via (Valutazione d’impatto ambientale) del ministero.
«Il via libera alla riconversione a carbone della centrale termoelettrica Enel di Porto Tolle in discussione in Commissione Via regalerà all’Italia altri 10 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, contro gli obiettivi europei per la riduzione delle emissioni entro il 2020», dichiarano Greenpeace e Legambiente.
«Il voto odierno va in direzione diametralmente opposta a quella annunciata dal ministro Prestigiacomo solo qualche giorno fa a Siracusa al G8 Ambiente sui mutamenti climatici, dove ha sottolineato la necessità e l’urgenza di interventi di riduzione dei gas climalteranti - commentano Greenpeace e Legambiente -. Un atteggiamento veramente schizofrenico da parte del nostro governo, che evidentemente negli incontri internazionali presenta la maschera ragionevole di chi vuole combattere il global warming e in casa scopre il volto becero di chi autorizza nuove centrali a carbone».
Prima della votazione, attivisti di Greenpeace e Legambiente hanno consegnato al presidente e ai membri della Commissione Via un volantino che recita «Carbone a Porto Tolle? Il tuo voto favorevole aumenta le emissioni di gas serra e condanna il delta del Po. Non diventare killer del clima!».
La conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, nel bel mezzo di un parco naturale patrimonio dell’Umanità per l’Unesco comporterà, infatti, impatti devastanti per il delicato ambiente del Delta del Po, come il passaggio di 3.000 chiatte all’anno per portare il carbone all’impianto. La riconversione del nuovo impianto, inoltre, aggiungerà 10 milioni di tonnellate di CO2 ai ritardi dell’Italia rispetto agli obblighi di riduzione previsti dal Protocollo di Kyoto e dal «pacchetto clima» europeo, appena firmato dall’Italia.
«Finiamola con la presa in giro del carbone pulito - continuano Greenpeace e Legambiente - anche avvalendosi delle migliori tecnologie, i nuovi impianti a carbone hanno emissioni più che doppie rispetto a quelle di un ciclo combinato a gas: 770 grammi di CO2 per kilowattora prodotto, contro i 365 grammi del gas».
La conferma è che nel 2007 le 12 centrali a carbone attive nel nostro Paese hanno prodotto il 14% dell’energia elettrica complessiva, e il 30% delle emissioni di anidride carbonica dell’intero settore elettrico.
(Fonte Greenpeace)