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Il mare in tasca – Un’occasione d’amore senza confini

11 maggio 2009 0 commenti

TEATRAMBIENTE/Presso il Teatro Arvalia di Roma

TEATRAMBIENTE/Presso il Teatro Arvalia di Roma

Il prossimo 15 e 16 maggio presso il Teatro Arvalia di Roma sipario aperto per Il mare in tasca dello scrittore, regista e attore argentino César Brie.
È la storia di un attore che, svegliandosi, scopre di essere stato trasformato in un prete. Basito inizia a interrogarsi quando ad un certo punto interviene Dio che con voce grossa e tangibile inizia a zittirlo invitandolo a non recitare alcuna parte ma a prendere semplicemente consapevolezza del proprio status.
Il prete dà subito vita ad un animato dialogo nonché litigio con Dio.
Un prete che si mostra impacciato nel parlare, nei movimenti limitati dalla lunga tunica.
Un prete urlante, convulso, emotivamente provato che ininterrottamente discute sofferente. La stessa sofferenza pian piano coinvolge gli spettatori, marionette sul palco, che non lo riconoscono e rimangono inetti dinanzi ad un fiume in piena di parole, prediche e confessioni amorose anche imbarazzanti.
Lo spettacolo, interpretato con una rigorosa partitura fisica, alterna momenti di divertimento e commozione. Il ritmo incalzante, le scene ricche di simboli e significati, le alte tonalità regalano uno rappresentazione coinvolgente in cui il tema principale diventa l’amore e il dialogo tra l’attore e Dio un gioco di ruolo con il pubblico chiamato a riflettere e a credere non nell’illusione della messa in scena, ma nella realtà della finzione.
Dinamiche e dualismi danno profondità e spessore a tutta la pièce nella quale emerge la consapevolezza che fare teatro significa unire lavoro artistico e impegno sociale.
Lo scopo ultimo di Brie ha infatti un valore fortemente sociale perché si recita affinché si creda all’esistenza del personaggio del prete accettando la sua irrealtà. Il prete-attore tesse un monologo fitto di domande che si conclude senza risposte. E queste domande sono per il pubblico che reale farebbe bene a interrogarsi sull’amore, sul rispetto, sulla vita e sul vivere.
Lo spettacolo è un elogio all’Amore in ogni sua forma, anche quello fallito o sofferente, ossessivo e tristemente drammatico. Un incubo, il silenzio, la confessione; i toni insieme teneri e spietati, divertenti e amari mostrano in una combinazione teatralmente perfetta quanto una rappresentazione dal contenuto fantasioso possa lasciare un messaggio e innescare una meditazione fortemente reale.

(Angela De Vincenziis)