Estrazioni in Alto Adriatico – Coro di no dagli albergatori
Dopo la decisione in commissione al Senato
Dopo la decisione in commissione al Senato
Dopo la presa di posizione della Regione Basilicata, anche da Jesolo a Eraclea, da Bibione a Caorle, fino a Sottomarina si alza un unico grido d’allarme. Lo lanciano gli operatori turistici della costa veneta, che di trivellazioni in Alto Adriatico non vogliono nemmeno sentir parlare. La notizia dell’emendamento leghista approvato ieri al Senato, che prevede tra l’altro il passaggio di competenze dalle Regioni allo Stato e all’Eni in tema di rigassificatori, trivellazioni e quant’altro, sta mettendo in apprensione le imprese turistiche che operano sul litorale: il rischio di subsidenza che potrebbe conseguire alle perforazioni del fondale marino adesso fa paura. Unanimi sono anche l’appoggio e l’appello al presidente della Regione Giancarlo Galan perché «Si tenga strette con ogni mezzo le sue competenze in questo campo».
Lo dice, da Caorle, Luca Manzini, presidente dell’Associazione Albergatori territoriale, che condivide e appoggia la posizione espressa dal presidente della Regione e, in modo bipartisan, dal consigliere regionale Lucio Tiozzo e dal sindaco di Chioggia Romano Tiozzo, posizioni nettamente contrarie all’emendamento approvato ieri in Senato, che esautora gli enti locali dal decidere se ospitare o meno impianti di estrazioni di gas nel proprio territorio.
«Se il presidente Galan intende attivarsi anche attraverso le vie legali per difendere la propria sovranità in materia, siamo con lui - dichiara deciso Manzini -. Troverà a suo sostegno tutte le categorie del turismo. Qui si va a mettere a repentaglio un sistema produttivo che crea migliaia di posti di lavoro e, in questo momento, sta facendo da contraltare a tutti gli altri settori, che sono in piena crisi.
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