La globalizzazione dell’inquinamento: dal Perù alle meduse
Inarrestabile devastazione
Inarrestabile devastazione
La globalizzazione padrona del mondo: in Perù continuano gli scontri sanguinosi tra Indios e polizia nazionale.
E i morti tra i civili ormai hanno superato la decina.
I nativi insorgono contro la decisione governativa di procedere con ulteriori lavori di scavo nel sottosuolo interessato dalla foresta pluviale amazzonica per la ricerca e quindi lo sfruttamento delle risorse petrolifere.
Il patrimonio boschivo del Perù, polmone verde dell’intero globo terrestre, è già sofferente e rischia il collasso definitivo se il depauperamento delle sue risorse naturali da parte dell’uomo non sarà accompagnato da una eco-sostenibilità o più semplicemente da una sana logica di settore.
L’universalità dei valori e dei parametri nell’agire imposti dalla legge del «globale a tutti i costi» ha inquinato ormai i criteri di valutazione nei vari settori dell’economia, del mercato commerciale, dell’industria pesante, del terziario e, non ultimo, della gestione del capitale ambientale.
Una malattia contagiosa che si espande a macchia d’olio, inarrestabile quanto il declino a cui stiamo inesorabilmente sottoponendo il pianeta.
Cancro in stadio avanzato le cui metastasi hanno raggiunto anche i mari più vicini a casa nostra, succubi anch’essi del sistema corrosivo attuale: protagoniste sgradite delle estati balneari di milioni di turisti sono come sempre le famose meduse. Il vero problema è l’allarme dovuto alla loro crescita annuale sempre più esponenziale. Un’impennata che non accenna a diminuire. Ogni dodici mesi nel Mediterraneo il loro numero aumenta a causa dello spopolamento dei pesci travolti dall’ondata di caldo anomalo stagionale che ha surriscaldato oltremodo le acque, ma stavolta i segnali di una possibile invasione sembrano davvero più concreti.
Il primo avvistamento è avvenuto al largo della Corsica, dove un pilota militare francese individua quella che sembra a tutti gli effetti una macchia lunga 10 km di petrolio, per poi scoprire essere una distesa impressionante di meduse Velella velella, in pericoloso avvicinamento verso le coste della Sardegna e della Versilia.
L’eco-sistema marino è così a rischio di trasfigurazione delle proprie bio-simmetrie naturali che ci si aspetta addirittura nelle acque del Golfo di Napoli una imminente presenza massiccia della medusa Pelagia noctiluca, tra le specie più urticanti.
(Valentina Nuzzaci)