Home » » villaggio globale »

Ennesima proroga alle norme sull’inquinamento acustico

26 giugno 2009 0 commenti

La Camera dei deputati ha approvato un nuovo disegno di legge

La Camera dei deputati ha approvato un nuovo disegno di legge

Dopo il sì del Senato, anche la Camera dei deputati si è espressa con esito favorevole all’approvazione in via definitiva del disegno di legge recante «le disposizioni per l’adempimento di obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee (Legge comunitaria 2008c. 2320bis-B) ed in particolare l’art.11, comma 5 che recita testualmente: «in attesa del riordino della materia, la disciplina relativa ai requisiti acustici passivi degli edifici e dei loro componenti di cui all’articolo 3, comma 1, lettera "e" della legge 26 ottobre 1995, n.447 (e successivo Dpcm 5/12/97), non trova applicazione nei rapporti tra i privati e in particolare, nei rapporti tra costruttori venditori e acquirenti di alloggi sorti successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge».
Ciò significa che, in attesa della definizione di una nuova normativa, non dovranno essere più rispettati i requisiti acustici previsti dal Dpcm del 1997 nei rapporti tra privati (es. contestazioni per problemi di forti rumori nei condomini) e tra costruttori, venditori ed acquirenti di alloggi edificati dopo l’entrata in vigore della legge.
Il disegno di legge appena approvato recepisce la «direttiva 2002/49/Ce» che richiedeva l’armonizzazione dei descrittori acustici per la definizione dei rumori in ambiente esterno, ma di fatto non considerava il tema dei requisiti acustici passivi degli edifici.
«L’armonizzazione della normativa nazionale con quella Europea — afferma Paolo Ferro presidente Fivra (Fabbriche isolanti vetro roccia asscociate, associazione italiana dei produttori di lane minerali)— non può determinare la modifica dell’unico Decreto vigente in materia di rispetto dei requisiti acustici degli edifici. L’opportunità di riordinare la normativa sull’acustica è un buon obiettivo; tuttavia le disposizioni vigenti, sebbene incomplete e per determinati aspetti discutibili, hanno rappresentato un riferimento per tutta l’industria collegata al settore delle costruzioni. Questo provvedimento crea un caos normativo che può colpire un mercato in crescita in tutta Europa, e la cosa è tanto più grave in un momento in cui il Paese dovrebbe assumere il ruolo di sostenitore dell’impresa italiana».

Il Dpcm del 1997 aveva indotto i produttori di materiali isolanti destinati alla realizzazione degli edifici (lastre di vetro per le superfici trasparenti e lane di vetro e di roccia per l’isolamento delle superfici opache) a garantire al mercato prodotti dalle performance di isolamento acustico sempre crescenti, con risultati eccellenti per garantire soprattutto la coabitazione nei condomini o le abitazioni sorte in zone rumorose. Il vuoto legislativo e normativo provoca inevitabilmente un caos interpretativo e forti preoccupazioni anche presso tutta l’industria di settore, che ribadisce l’importanza di definire al più presto la normativa. Ciò che si teme è una riduzione del comfort abitativo e un abbassamento della qualità degli edifici stessi e che si possa dare origine alla realizzazione di nuovi edifici privi di qualsiasi protezione dai rumori, visto il delinearsi di questo nuovo scenario in cui diventa problematica l’individuazione di responsabilità o la definizione di un eventuale risarcimento al proprietario dell’immobile.
È evidente che una situazione come quella che si è venuta a creare lede in maniera pesante i più elementari diritti di tutti i cittadini e degli acquirenti di alloggi che non potranno più ricorrere contro i costruttori e venditori inadempienti le norme, e di coloro che in assenza di norme chiare non sapranno quali sono le regole da applicare, e di tutti quanti coloro che subiscono le gravi conseguenze dell’inquinamento acustico.

Come sostenuto dalle associazioni dei consumatori l’acustica è un problema molto sentito presso tutti i proprietari/locatari di immobili, che necessitano di regole precise in questo senso, perché è un loro pieno diritto. Molti costruttori non rispettano i requisiti anche in presenza di un Decreto, ma la sua integrale applicazione garantiva ai proprietari la possibilità di rivalersi del 20% del valore dell’immobile nel caso in cui l’edificio non soddisfacesse i requisiti stabiliti dal Dpcm del 1997, come definito dall’art. 1490c.c. e come espresso ad esempio in alcune sentenze degli anni scorsi.
Ma anche l’aspetto ambientale è importante. L’inquinamento acustico infatti costituisce una voce importante nelle regole del rispetto per l’ambiente.
«Questo vuoto legislativo crea gravi ripercussioni sul tema dell’inquinamento acustico — precisa Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente — e più in generale sulla qualità degli edifici e dell’abitato. Questo provvedimento è l’ennesima proroga ad una norma ambientale che ci riporta indietro invece che migliorare. Oggi per rilanciare il settore delle costruzioni è invece fondamentale puntare su elementi come sostenibilità ambientale, qualità e sicurezza, tutt’altro percorso rispetto a quello intrapreso con questo Decreto o con il Piano casa del Governo».

«Il Governo, i Ministri competenti, i Parlamentari e le Istituzioni, che hanno a cuore il benessere dei cittadini, dovrebbero intervenire adottando, nel più breve tempo possibile, tutti gli atti legislativi necessari a tutelare i cittadini attraverso l’applicazione della normativa europea vigente in materia di requisiti acustici passivi degli edifici — conferma Valeria Erba presidente Anit (Associazione nazionale per l’isolamento termico e acustico) — il controllo del rumore nei nostri edifici non è un requisito secondario ma essenziale, anche richiesto dalla Direttiva europea 89/106/Cee sui prodotti da costruzione.
Troppe volte l’Italia si è dimostrata non all’altezza di altri Paesi europei perché interpreta a proprio piacimento leggi e direttive comunitarie. In questo caso speriamo che l’Italia si dimostri coerente con la strada presa nel 1997, non solo per evitare di subire una procedura di infrazione dalla Comunità europea, ma anche per il benessere acustico come fondamentale garanzia di qualità dell’abitare, per non delegittimare il lavoro che tecnici e professionisti hanno svolto sull’acustica».

(Fonte Weber Shandwick Italia)