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Amazzonia – Autorizzato uno sfruttamento petrolifero

2 luglio 2009 0 commenti

Perù. Senza pace il «polmone verde» del mondo

Perù. Senza pace il «polmone verde» del mondo

Niente da fare. C’è ancora qualcuno che non riesce a capire. Ancora qualcuno che non può fare a meno di succhiare il sangue alla Terra. Vampiri multimiliardari assetati di soldi, ai quali non interessano le sorti del Pianeta e tanto meno di chi ci vive. Il Perù ha ceduto i diritti di sfruttamento di una vasta zona della foresta Amazzonica alla , l’impresa anglo-francese specializzata nell’estrazione di petrolio e gas.
Sono già due mesi che in Perù non regnava la tranquillità. A giugno, infatti, [URL=ilcarattere.wordpress.com/2009/06/12/in-peru-si-muore-per-lamazzonia/]la rivolta dei nativi dell’Amazzonia contro i decreti legge
che avrebbero privatizzato le terre in cui vivono ha prodotto scontri con feriti e morti. Anche a livello internazionale le proteste non sono mancate, come quella romana all’ambasciata peruviana, ma anche quelle di Barcellona, Bonn, Bruxelles, Madrid, Milano, Parigi, Quito, Washington DC e molte altre.

I morti (circa 52), feriti, manifestazioni e contestazioni sembravano aver fermato questa pazzia con il ritiro da parte del governo peruviano dei decreti. Ma, a quanto pare, per il presidente Alan García era soltanto un deterrente contro l’ondata di violenza, una pausa dall’inevitabile sfruttamento delle risorse del polmone terreste. Forse la Perenco avrà fatto un offerta che non si può rifiutare, ma sta di fatto che, a breve, sette piattaforme perforeranno il terreno con quattordici pozzi. Ma non sarà solo la terra a sanguinare, ci sono anche le tribù nascoste tra la foresta, gente che ha deciso di vivere lì, che ha sempre vissuto nell’Amazzonia, lontano da tutto e da tutti. Secondo , l’organizzazione mondiale in difesa dei popoli tribali, nell’area interessata ce ne sarebbero almeno due di [URL=www.survival.it/popoli/indianiincontattati]tribù incontattate.
La compagnia petrolifera, inoltre, ha ammesso che ci saranno possibili conseguenze come la contaminazione del suolo e dell’acqua, con effetti migratori per selvaggina e uccelli, elementi essenziali per la sopravvivenza degli Indiani incontattati che, inoltre, potrebbero andare incontro ad alcune malattie per cui non possiedono difese immunitarie. Ma per la Perenco, in quello che è stato chiamato «Block 67», non risultano esserci esseri umani.

Ecco un pezzo del documento con cui il governo ha concesso l’area alla compagnia: «La zona di influenza diretta risulta disabitata: la comunità Arabela Buena Vista non vive più in quelle terre dagli anni Ottanta». Si ammette però la presenza della comunità nativa Shapajal e di due paesi, ma solo in un’area in cui l’influenza dello stabilimento sarà "indiretta"».
D’altronde 100.000 barili al giorno di petrolio, non fermerebbero nessuno.
Forse gli Inca avevano già previsto l’invasione dei «barbari del blocco 67». L’ultima «apocalisse» sta arrivando anche per i loro discendenti.

Survival ha organizzato in rete una campagna per scrivere al presidente peruviano per fermare questa insostenibile situazione.

(Alberto Maria Vedova)