Federparchi: modificare il ddl Orsi sulla caccia
Audizione del presidente commissione Ambiente del Senato
Audizione del presidente commissione Ambiente del Senato
Ricercare soluzioni condivise intorno alla nuova disciplina dell’attività venatoria; distinguere le operazioni di caccia da quelle di controllo faunistico; affidare queste ultime agli Enti parco, qualora interessino territori protetti; mantenere il divieto di caccia nei parchi; adottare provvedimenti normativi sugli ibridi e sulle specie aliene invasive. Questi i temi principali affrontati dal presidente di Federparchi, Giampiero Sammuri, nel corso della sua audizione presso la commissione Ambiente del Senato, che lo ha ascoltato a proposito del ddl di modifica della legge 157/92 (la legge sulla caccia) proposto dal senatore Franco Orsi.
«Su un tema così complesso e delicato - ha esordito Sammuri - serve la massima concertazione con le associazioni ambientali, agricole, venatorie, e con tutti gli altri portatori di interesse. Nonostante le difficoltà del caso, è indispensabile trovare, come è stato fatto in passato per la legge 157 o per la 394 sui parchi, una soluzione che sia il più possibile condivisa». Oltre a sottolineare questa necessità, il presidente di Federparchi ha ribadito che le operazioni di caccia devono restare distinte da quelle di controllo faunistico: «L’attività venatoria presuppone la massima abbondanza delle specie cacciate, come nel caso di lepri e fagiani, il cui numero viene incrementato attraverso interventi di cattura e rilascio. È evidente che non si può applicare lo stesso sistema alle poche specie che creano problemi all’agricoltura e alla zootecnia, a partire dal cinghiale». Specie, queste ultime, per la cui gestione sono necessarie, invece, operazioni di controllo faunistico che devono continuare ad essere svolte sotto il diretto controllo dell’ente pubblico.
E proprio l’esigenza di lasciare le suddette operazioni di esclusiva competenza degli Enti parco è stato il tema successivo dell’audizione: «Sarebbe inaccettabile - ha precisato Sammuri - che gli interventi di controllo all’interno delle aree protette potessero essere disposti dal prefetto o dal presidente della Regione, che non conoscono bene la situazione e non sono adeguatamente attrezzati». Sono piuttosto gli enti gestori, con le strutture e il personale di cui dispongono, a dover continuare a programmare e condurre le operazioni. Sammuri ha poi ribadito la ferma contrarietà dei parchi e della loro associazione all’introduzione della possibilità di abbattimenti a pagamento nei territori dei parchi, con l’assegnazione dei capi abbattuti al cacciatore. Le aree protette, in questo modo, rischierebbero di essere trasformate in grandi aziende turistico-venatorie.
Un punto, quest’ultimo, sul quale lo stesso relatore del disegno di legge ha mostrato una certa disponibilità a rivedere il testo del ddl. A conclusione del suo intervento, il presidente di Federparchi ha poi sottolineato la necessità di norme che regolino due questioni molto importanti per la salute della fauna selvatica: la presenza di ibridi in natura (come gli incroci cane-lupo, che rappresentano un problema per la conservazione genetica del lupo), che sono del tutto assenti dall’impianto normativo italiano; e le specie aliene invasive, che pure costituiscono una grave minaccia per l’equilibrio degli ecosistemi e la sopravvivenza delle specie autoctone. Due temi cruciali sui quali la normativa nazionale è assolutamente deficitaria.
(Fonte Federparchi)