L’open source della Glaxo
Nonostante la crisi e gli scandali finanziari, ogni tanto riesce ad emergere dalla nebbia qualche buona notizia e anche da direzioni improbabili. Le multinazionali del farmaco non godono in genere - e di solito a ragione - di una buona stampa; una malconsiderazione che è ormai opinione pubblica (tanto da ispirare spesso libri, film e altre opere d’ingenio… tra i tanti ricordiamo “The constant gardener”, film ripreso da un best seller di J. Le Carrè). Più in generale, negli ultimi dieci-quindici anni le grandi società del farmaco sono state soggette ad aspre critiche, in particolare per non aver ridotto i prezzi dei farmaci contro l’AIDS mentre milioni di persone morivano della malattia in Africa ed in Asia e di avere in particolare condotto delle aspre battaglie contro i produttori locali.
Ma ora la GlaxoSmithKline inglese, la seconda più grande impresa del mondo nel settore, ha fatto un annuncio che appare sorprendente. L’azienda si è dotata di recente di un nuovo amministratore delegato, Andrew Witty, che ha subito dichiarato alla stampa che non solo la società taglierà drasticamente i prezzi dei suoi farmaci nei paesi più poveri, ma che distribuirà anche una parte dei suoi profitti ad ospedali e cliniche negli stessi paesi e che inoltre divulgherà il suo know-how relativo a nuovi potenziali ritrovati che sono coperti da brevetti. Witty ha anche sfidato le altre imprese del settore a fare altrettanto.
Andando sul piano operativo, parlando ad un giornalista dell’inglese Guardian il 13 febbraio scorso, il manager ha affermato che taglierà i prezzi dei farmaci nei 50 paesi più poveri del mondo sino ad un livello pari al massimo al 25% di quanto essi siano oggi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti e ridurrà comunque i prezzi, anche se in misura minore, anche in paesi a reddito intermedio come il Brasile e l’India; Glaxo reinvestirà il 20% dei suoi profitti nei paesi meno sviluppati in ospedali e cliniche e inviterà gli esperti di altre società del settore, dei governi e delle organizzazioni non governative a unire gli sforzi per combattere le malattie tropicali nel suo centro specializzato situato in Spagna. La multinazionale metterà tutto il suo know-how attuale indirizzato a combattere le malattie sino ad ora trascurate a disposizione di un pool che possa essere utilizzato da altri ricercatori.
Quest’ultima, commenta il giornalista, appare la mossa più radicale di tutte, dal momento che la proprietà intellettuale sulle ricerche per i nuovi farmaci appare come il cuore del settore farmaceutico, il suo sacro graal. Molte organizzazioni non governative hanno salutato con favore la mossa della società anche se Oxfam e MSF hanno comunque dichiarato che la società dovrebbe fare ancora un passo avanti e accettare di mettere in pool anche le ricerche sull’AIDS.
Alla fine, ci sembra comunque che il programma della società Glaxco debba, pur con i suoi limiti, essere salutato come una svolta storica nel settore delle cure alle malattie nei paesi poveri; insieme agli sforzi crescenti di alcune fondazioni occidentali che stanno investendo molte risorse nel combattere alcune malattie in Africa, essa appare il segno di un mutamento di registro da parte di alcune istituzioni occidentali. A tale mutamento devono avere certamente contribuito in misura notevole gli sforzi di tante organizzazioni non governative e dell’opinione pubblica dei paesi europei e del resto del mondo, ma forse anche la concorrenza crescente da parte dei produttori locali di farmaci generici. Vediamo comunque quanto alle parole seguiranno i fatti e comunque che piega prenderanno gli eventi anche per quanto riguarda la possibile reazione delle imprese concorrenti, in occidente come nei paesi poveri.