Poche regole per una truffa efficace
Non era difficile prevedere, come abbiamo fatto diverse settimane fa, che il numero degli scandali finanziari si sarebbe probabilmente esteso nei mesi successivi. Abbiamo a suo tempo anche ricordato come - in generale - le truffe escano allo scoperto più facilmente in periodi di crisi come quello attuale, quando gli investitori privati e quelli istituzionali stanno più attenti a quello che fanno, diventando molto più cauti e sospettosi nell’impiego del loro denaro che non, invece, in periodi di boom e di soldi facili.
Così siamo arrivati (dopo vari altri episodi minori) ad una nuova grande tappa nel campo delle stangate finanziarie, quella portata avanti dal signor Allen Stanford, che costerà forse agli incauti risparmiatori intorno ai 9 miliardi di dollari, almeno secondo le ultime notizie di stampa e salvo ulteriori informazioni.
Qualcuno ha cercato, sulla base dei casi venuti di recente alla luce, di individuare l’esistenza di possibili regole comuni a tutti gli episodi. Tra i tanti Alyssa Abkowitz ne individua almeno 5 sul sito economico della CNN:
1) offrite agli investitori dei profitti sostenuti e relativamente costanti. Nel caso Madoff, ad esempio, la regola era del 10-12% all’anno;
2) trovatevi una società di revisione piccola, poco nota e compiacente. Nel caso Madoff si trattava di una società dell’area di New York con un solo contabile, che si faceva peraltro trovare in ufficio solo saltuariamente; nel caso Stanford si trattava invece di una piccola società con sede nelle Antille;
3) tessete spesso le lodi delle istituzioni di controllo dei mercati. Così il signor Stanford aveva nel 2007 dichiarato che le autorità dei Caraibi avrebbero dovuto rafforzare i controlli sul sistema finanziario per scoraggiare i potenziali investitori truffaldini. Delle dichiarazioni simili erano state fatte a più riprese anche da Madoff. In particolare egli nel 2000 dichiarò «[...] che si sarebbe sentito molto a disagio se la SEC avesse allentato i suoi sforzi di supervisione del mercato finanziario»;
4) distribuite in giro una parte della ricchezza ottenuta con i vostri sforzi. Così la società di Madoff ha fatto nel tempo donazioni a migliaia di organismi di beneficenza, così come ad alcuni senatori dell’area newyorkese. Anche Stanford ha distribuito soldi in beneficenza e ad alcuni politici, tra i quali gli stessi Obama e McCain, nonché ad alcuni altri parlamentari. Ovviamente tutti i politici interessati hanno peraltro dichiarato di avere distribuito tali soldi in beneficenza;
5) sperate che quelli che esprimono dei dubbi sulle vostre attività siano ignorati dalle autorità e dall’opinione pubblica. In effetti non sono mancati nei vari casi delle persone che avevano suonato l’allarme, ma tali voci dissenzienti sono state alla fine ignorate dagli organismi di vigilanza, a cominciare dalla stessa SEC.
A queste cinque regole se ne potrebbero forse aggiungere delle altre, quali ad esempio quella di inserirsi e di essere membri attivi nelle rispettive comunità di riferimento, come ha fatto Stanford nei Caraibi e Madoff con la ricca società israelita di New York, o quella di sviluppare le proprie operazioni in periodi di boom, quando gli sguardi sono maggiormente distratti.
Ma le cinque regole indicate ci sembrano già ampiamente sufficienti per caratterizzare in maniera adeguata la dinamica degli accadimenti descritti oggi ampiamente dai giornali ed altri media.