La memoria corta dei revisori
Ad ogni scandalo, ad ogni crisi si ripropongono alcuni interrogativi in merito ad una serie di istituzioni che si collocano intorno al mondo delle imprese e della finanza. Così, già al momento dello scoppio dei casi Enron, Worldcom e Parmalat - ormai diversi anni fa - è venuta alla luce drammaticamente la latitanza, se non la complicità, con le imprese incriminate delle agenzie di rating; la stessa cosa si poteva tranquillamente dire a proposito delle società di revisione, così come degli organismi di vigilanza sulla borsa.
Il tema viene ora di nuovo alla ribalta con la crisi finanziaria e gli scandali Madoff-Standford ed altri per i quali vengono chiamate pesantemente in cause le società di revisione. Negli anni scorsi sono parecchio diminuite di numero, sia in ragione dei rilevanti processi di fusione-acquisizione che si sono progressivamente svolti, sia per il fatto che la Arthur Andersen, allora una delle principali imprese del ramo, sorpresa con le mani nella marmellata nel caso Enron, è stata costretta a chiudere i battenti. Così, oggi sono rimaste sulla scena soltanto quattro società, che hanno un virtuale monopolio a livello mondiale; si può essere preoccupati di questo problema non soltanto per la mancanza di una vera concorrenza tra le varie imprese del settore - essendo così poche, si possono mettere tranquillamente d’accordo nello spartirsi il mercato e nel tenere alti i prezzi - ma anche nello specifico per il fatto che a fronte di gravi reati compiuti da una di queste organizzazioni, difficilmente la si potrebbe chiudere, perché allora la concorrenza nel settore si ridurrebbe ulteriormente.
Il problema si è posto concretamente in alcuni casi negli ultimi anni e si è così sostanzialmente fatto finta di non vedere e di non sentire. Ora esso si ripropone, tra l’altro con un caso che si è svolto in India. L’equivalente indiano dello scandalo Madoff è il caso della Satyam Computer Services, la quarta società del paese nel settore dei servizi di outsourcing dei sistemi informativi. Il boss della società, Ramalinga Raju, hatruccato a lungo i bilanci dell’impresa, inventandosi circa 1 miliardo di dollari di liquidità che in realtà erano inesistenti. Nel caso è coinvolta anche una società di revisione, la Price Watherhouse Cooper, la più grande del settore a livello mondiale ed anche nella stessa India. Le altre grandi del comparto, sono oggi, come è abbastanza noto, la Kpmg, la Ernst & Young e la Deloitte.
Il responsabile dell’auditing della filiale indiana della società di revisione si è prontamente dimesso e i due partner che avevano revisionato la Satyam sono andati in galera per circa due mesi. La PwC grida a voce alta la sua innocenza nel caso e si dichiara anch’essa vittima della truffa del perfido Raju. Comunque, essa deve ora affrontare diversi capi d’accusa presso dei tribunali statunitensi e presso l’istituto che raggruppa le società di contabilità indiane. Se tali organismi riconoscessero le colpe della PwC, il governo ha minacciato di applicarle pesanti sanzioni. Peraltro non è la prima volta che la società viene coinvolta in affari di questo tipo nel paese. Un altro caso importante di qualche anno fa e relativo ad una società di revisione controllata dalla PwC è ancora si fase di giudizio sempre da parte dell’istituto dei contabili. Scommettiamo che la società se la caverà con relativamente pochi danni?
Nei casi Madoff e Stanford, invece, i due truffatori avevano fatto ricorso ai servizi di due società di revisione minuscole e che presumibilmente non svolgevano grandi controlli. Peraltro - visti i risultati e presupponendo anche nel caso della PwC la buona fede - ci si può chiedere a che cosa servono le società di revisione, se poi non vedono e non sentono nulla. Qualcuno, qualche anno fa, ha espresso l’idea che, nella sostanza, una parte consistente delle società operanti nel terziario avanzato non facciano altro che riscuotere delle taglie nei confronti dei clienti, taglie a cui sono autorizzati dalle leggi dei governi o da quelle del mercato.
Incidentalmente, la Satyam è stata posta sul mercato e dovrebbe essere venduta entro la metà di aprile. Si sono presentati, a quanto pare, numerosi possibili compratori, nonostante che nessuno sappia in questo momento quali siano i conti veri della società. Bisognerebbe a questo proposito affittare i servizi di una qualche società di revisione, magari non quelli della PwC….
Qualche dubbio lo si potrebbe nutrire anche rispetto ad un’altra delle quattro grandi, la KPMG. Il Guardian (Kollewe, 2009) riferisce che il curatore fallimentare di una società finanziaria statunitense in situazione di bancarotta - la New Century Financial, che era diventata la seconda società del paese nel settore dei mutui sub-prime - ha citato in giudizio per danni la società di revisione, la terza come dimensioni del settore, chiedendo 1 miliardo di dollari di risarcimento. Il curatore accusa l’impresa di aver condotto degli audit con grossolana negligenza e con poca cura. La KPMG nega ogni addebito. Da alcune e-mail apparirebbe evidente, secondo quanto riferisce il giornale, che i funzionari incaricati del lavoro di revisione avessero riscontrato degli errori nei bilanci della New Century, ma che essi fossero stati messi a tacere dal partner responsabile della direzione delle operazioni.
Si tratta del primo caso collegato alla crisi finanziaria portato avanti contro una società di revisione. Ma forse ne seguiranno altri.