The Good Club
Abbiamo dato più di una volta in passato informazioni sulle attività filantropiche di personaggi quali Bill Gates e Warren Buffet; si tratta forse degli uomini più ricchi del mondo, insieme al messicano Carlos Slim, ma che hanno deciso di donare gran parte delle loro ricchezze per cause nobili. In particolare il primo ha a suo tempo varato - insieme alla moglie Melinda - quella che è di gran lunga la più importante organizzazione filantropica del mondo, la Melinda & Bill Gates Foundation che gestisce oggi all’incirca 30 miliardi di dollari.
Lo stesso W. Buffett, trascinato dal loro esempio - e non è il solo ad esserne stato ispirato - ha donato alla stessa fondazione una parte molto importante della sua ricchezza. Uno dei progetti dell’organizzazione, l’Alleanza Globale per i Vaccini e l’Immunizzazione, ha evitato secondo le stime della stessa Organizzazione Mondiale per la Sanità, la morte di 3-4 milioni di persone in otto anni.
Occupandosi di tali nobili obiettivi i due personaggi seguono in qualche modo una vecchia tradizione americana, a suo tempo coltivata da personaggi quali Andrew Carnegie, che aveva sviluppato una grande fortuna nel settore siderurgico alla fine del XIX secolo, John Rockfeller, che si era a suo tempo enormemente arricchito con il petrolio, o da altri robber barron più o meno della stessa epoca. Ma mentre diversi tra i grandi ricchi di circa un secolo fa erano riusciti a farsi strada in maniera molto poco ortodossa, con la forza, con l’imbroglio, la corruzione, i personaggi come i due sopra citati possono essere accusati di colpe tutto sommato più ridotte (come la lunga procedura degli scorsi anni della Commissione Europea contro la Microsoft per pratiche monopolistiche).
Gates e Buffett sono tra i membri fondatori di un club molto esclusivo - chiamato il Good Club - che si è riunito da poco per la prima volta e in segreto a New York. Per far parte dell’organizzazione bisogna essere molto, molto ricchi e svolgere attività filantropiche molto rilevanti. Alla riunione hanno preso parte, oltre ai due personaggi citati, anche George Soros, un discendente dei Rockfeller, Ted Turner ed altri. I membri del club hanno donato complessivamente all’incirca 70 miliardi di dollari negli ultimi dodici anni in attività benefiche. E’ stato coniato, per le azioni e le idee di questo gruppo di persone, l’espressione di “filantrocapitalismo”.
La riunione di New York, che ci informano sia durata circa sei ore, aveva come obiettivo fondamentale quello di discutere della crisi che sta scuotendo il mondo e dei migliori modi per farvi fronte, in particolare attraverso le loro attività benefiche.
Da segnalare che sull’esempio di questi personaggi i quali, di solito, hanno lo sguardo puntato su tutto il mondo, sta emergendo la tendenza da parte di diverse persone ricche originarie di altre parti del pianeta, come l’India o l’America Latina, di avviare organizzazioni simili focalizzate sulle loro aree di origine.
Non si possono a questo punto peraltro non ricordare alcuni problemi che possono circondare e stanno circondando tali attività. Intanto c’è un problema di corretta gestione di tali fondi. Anche in questo campo gli sprechi e le inefficienze, il cattivo management, il varo di progetti poco rilevanti, sono ahimè all’ordine del giorno. C’è anche un problema di trasparenza e di apertura. Le dimensioni assunte da tali attività e l’influenza che essa tende ad avere sulle vite di milioni di persone sono tali che si impone la necessità di un maggior dialogo e di un’apertura più rilevante con la società civile e con i pubblici poteri. Tenderanno altrimenti a acquistare peso alcune voci ostili, come quelle di una parte della destra religiosa americana, che accusa il club di portare avanti politiche di controllo delle nascite e di limitazione della crescita della popolazione del pianeta. Un altro e più serio filone di contestazione riguarda oggi l’accusa che questo club possa acquisire un rilevante potere politico occulto.