Le disuguaglianze in Gran Bretagna
Tra le motivazioni principali che si possono ipotizzare siano state all’origine dell’attuale crisi certamente va considerata una tendenza alla crescita delle diseguaglianze di reddito tra le varie classi sociali, in particolare - tra l’altro - con l’aumento nei vari paesi della parte del prodotto interno lordo che va ai profitti e la corrispondente riduzione di quella lasciata ai salari e più in generale della quota del pil che va alle classi meno abbienti; se n’è discusso molto anche su finansol.it
Nell’ambito poi della distribuzione degli stessi profitti, una parte crescente nel tempo è andata al settore finanziario, a scapito di quelli “reali” (industria, servizi non finanziari).
Così, per citare qualche cifra, in Italia la quota dei profitti sul pil è passata dal 37% del totale nel 1991 al 46% nel 2008. Per quanto riguarda invece la quota dei profitti che sono andati al settore finanziario su quelli totali, negli Stati Uniti si è passati dal 14% degli anni ‘60 al 39% del 2007.
Può essere quindi a questo punto utile cercare di analizzare cosa è accaduto nei paesi occidentali negli ultimi anni e, in particolare, quali tendenze emergono per quanto riguarda l’andamento della distribuzione del reddito nel periodo della crisi: in Gran Bretagna, il governo di Gordon Brown ha registrato negli ultimi tempi le maggiori diseguaglianze di reddito di tutta la sua storia a partire almeno dai primi anni sessanta, da quando cioè si sono cominciate a tenere delle statistiche in merito. Così, i redditi delle classi più povere sono diminuiti in misura rilevante e quelli dei ceti più ricchi sono aumentati nei tre anni che hanno fatto seguito alle elezioni del 2005.
Si può anche affermare che le diseguaglianze di reddito alla fine dell’undicesimo anno di governo laburista risultano più alte che in qualsiasi momento della gestione della signora Thatcher. Oggi uno su sette tra gli adulti in età lavorativa e senza figli da mantenere vive in povertà, il livello più alto mai registrato nel paese.
Il governo laburista, all’inizio del millennio, si era posto l’obiettivo di tagliare in maniera sostanziale entro il 2010 il numero dei bambini poveri, che allora si collocava al livello di 3,4 milioni di unità, fenomeno che costituiva, secondo una dichiarazione di allora di Gordon Brown, “una ferita nell’anima della Gran Bretagna”. Ma dopo qualche successo importante al riguardo nella prima metà del decennio –il numero dei bambini poveri era sceso a 2,7 milioni di unità in tale periodo-, lo stesso governo ammette ora che tale obiettivo non sarà raggiunto e anzi il numero dei bambini poveri sta crescendo e si situava alla fine dl 2008 intorno ai 2,9 milioni di unità. La responsabilità dell’insuccesso è attribuita dal governo proprio alla crisi e alla mancanza di risorse finanziarie –sarebbero necessarie risorse extra per 4-5 miliardi di sterline che non sono disponibili. L’opposizione parla invece in proposito di una delle tante promesse non mantenute dei laburisti.
Il governo conferma ora comunque un obiettivo di più lungo termine anch’esso enunciato all’inizio del millennio e che prevede che la povertà minorile sarà completamente eradicata dal paese entro il 2020. Tale data appare molto lontana.