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Storiografia della crisi

27 agosto 2009 0 commenti

le_monde-ancientDi solito nel periodo estivo i quotidiani - ma anche i settimanali - riducono molto la qualità  delle notizie pubblicate; gran parte degli addetti al settore sono in vacanza in questo periodo e quindi si tendono a riciclare vecchie cose e, per altro verso, si mettono anche nelle prime pagine notizie molto leggere. Ma qualche giornale, di tanto in tanto, fa delle scelte diverse da quelle dei  concorrenti.

Così da qualche anno Le Monde, nonostante abbia obiettivamente perso alcune delle caratteristiche di riferimento autorevole che aveva sino a qualche tempo fa, ha preso l’abitudine sostanzialmente controcorrente di pubblicare in luglio ed agosto degli articoli di approfondimento su temi economici, storici, sociologici, affidandoli anche ad alcuni dei migliori esperti delle varie materie.  Si tratta in genere di una serie di articoli che si dipanano normalmente sull’arco di una/due settimane di pubblicazione, sul medesimo tema di fondo; il taglio è quello della divulgazione di alta qualità. Negli anni scorsi possono essere ricordati tra l’altro la pubblicazione di  una serie dedicata ad alcuni personaggi dimenticati della storia, un’altra sulle vicende dell’antica  Babilonia, un’altra ancora sulle stragi di origine religiosa registrabili nel secondo millennio dopo Cristo.

Quest’anno lo sforzo si è abbastanza rafforzato e la serie dei temi affrontati tra i mesi di luglio ed agosto  si è fatta veramente ampia. Tra questi, vogliamo qui segnalarne uno in particolare, che riguarda la questione di come una serie di scrittori noti – il giornale fa principalmente riferimento ad autori  francesi, ma anche a qualcuno britannico, tedesco, americano e all’italiano Calvino - hanno a suo tempo trattato le tematiche legate alle varie crisi economiche e finanziarie o alle ondate speculative che si sono succedute nel tempo, tra Ottocento e Novecento. La serie è uscita a partire dal  numero del quotidiano datato 28 luglio ed è andata avanti  sino alla fine di agosto, per un totale, se abbiamo contato bene, di venticinque  romanzi passati in rassegna.

Il periodo esaminato è quello che va dai primi decenni dell’Ottocento sino ai giorni nostri.
Dalla lettura di questi articoli emerge netta, tra l’altro,  l’evidenza che la crisi attuale, con il suo seguito di speculazioni, truffe, denaro facile, ecc. non fa che replicare per l’ennesima volta episodi simili che si sono ripetuti abbondantemente e per diverse volte nella storia.
In questa sede non ricorderemo certo tutti i romanzi inclusi nella rassegna, limitandoci a  fare riferimento solo ad alcuni testi, con l’obiettivo di  sottolineare in particolare il taglio seguito dal quotidiano francese in questo suo lodevole sforzo.

La serie si apre con La Maison Nucingen di H. de Balzac. Il testo fa parte del grande ciclo della Commedia Umana, che comprende decine di libri e che è un vasto affresco della situazione di quel tempo; in esso il denaro è una passione che ravviva tutte le altre, le anima, mentre giustifica il potere e motiva i matrimoni. Nel libro tutto ha il suo prezzo preciso, ogni casa, le rendite dei ricchi oziosi, i salari degli impiegati, tutto si paga, tutto può essere comprato. Con K. Marx Balzac, che pure è un autore “di destra”, capisce che è nel denaro che risiede il meccanismo che regge il sistema sociale, che si instaura  la gerarchia che ormai sostituisce la nobiltà. Il personaggio principale del romanzo –siamo negli anni trenta dell’Ottocento- è un banchiere avido e pronto a tutte le speculazioni, che ad un certo punto aumenta fortemente le sue ricchezze attraverso un finto fallimento. Egli alimenta un’ondata di panico in Borsa, acquistando poi i titoli a prezzi molto bassi, tradendo così alla fine anche quelli che lo avevano aiutato a salire la scala sociale. Il protagonista finirà per accedere alla nobiltà.

La piccola Dorrit di Ch. Dickens è del 1857. Si tratta di una riflessione sul potere, il denaro, la virtù. Al contrario di B. Madoff, che è stato di recente condannato a 150 anni di prigione, il signor Merdle,  il protagonista del romanzo, anche lui banchiere, non ha avuto a suo tempo la forza di affrontare le galere dell’Inghilterra dell’epoca vittoriana e si suicida; come Madoff, peraltro, egli aveva ingannato  un gran numero di clienti prima di essere smascherato. Per coincidenza, l’opera è stata pubblicata nel momento in cui uno scandalo finanziario scuoteva Londra: otto direttori della Royal British Bank erano  accusati di essersi messi d’accordo per truffare i loro clienti; alla fine, comunque, saranno condannati a delle pene molto miti. Il libro contiene anche una descrizione sarcastica della burocrazia pubblica dell’epoca.

Nel volume L’Argent di E. Zola –siamo ormai nel 1891- l’autore tratta delle febbri speculative registrabili in  Francia durante il Secondo Impero. In quello che è il diciottesimo volume della saga dei Rougon-Macquard, l’autore descrive con minuzia di particolari la febbre speculativa che conquista la borghesia francese del Secondo Impero; per un momento essa vede crescere fortemente i valori di Borsa di certi titoli prima che essi siano inghiottiti in un clamoroso scandalo finanziario. Siamo negli anni ottanta dell’Ottocento in un periodo in cui si vedevano i frutti della  grande espansione industriale e finanziaria del paese. Si creano grandi fortune immobiliari e finanziarie, si avviano delle grandi banche. La borsa – un universo allora molto opaco e fortemente speculativo- diventa per questa generazione, come scrive A. Dumas figlio, quello che erano le cattedrali nel Medio Evo. E’ in questo scenario di fondo che l’autore racconta nella sostanza lo scandalo dell’Union Generale, una banca a forte connotazione cattolica, il cui fallimento, nel 1882, rischia di fare saltare la stessa borsa. Saranno inghiottiti nello scandalo, come al solito, i soldi di un gran numero di piccoli risparmiatori. Già allora Zola affermava  che il krach è un’epidemia fatale i cui disastri bruciano i mercati ogni dieci-quindici anni.

Leurs figures, di M. Barres, del 1902, ricorda invece lo scandalo politico e finanziario legato alle vicende relative alla costruzione del canale di Panama. Nel 1892 un deputato sale alla tribuna della Camera dei deputati francese per chiedere l’apertura di una commissione d’inchiesta sull’affare di Panama. La stampa fa i nomi  di circa 150 parlamentari che avevano ricevuto del denaro dalla Compagnia creata per lo scavo e lo sfruttamento del canale –l’opera, come è noto, sarà poi completata dagli americani. La questione ispira alcune delle pagine del libro citato. Quando nel 1893 si apre il processo, solo cinque deputati siedono sul banco degli imputati e solo uno di loro ammette le sue colpe. Sarà l’unico ad essere condannato.

Citiamo infine il ben noto Il falò delle vanità di T. Wolf, che è del 1987. Il volume racconta la caduta agli inferi di uno dei banchieri di Wall Street, Sherman McCoy, uno di quei padroni dell’universo secondo un’espressione usata per la prima volta proprio in questo libro. Nel testo l’autore racconta, con un anticipo di una ventina d’anni rispetto agli avvenimenti della crisi in atto, tutte le derive e gli eccessi del sistema finanziario. Tutti sapevano, nessuno ha fatto niente.

Attendiamo ora che qualche importante scrittore  consacri la sua attenzione all’ultima crisi.