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La splendida efficenza del mercato delle armi italiano

21 settembre 2009 0 commenti

f-35_hmdsUno degli aspetti più drammatici della crisi in atto è costituito dal crollo forte e repentino del commercio internazionale, che per decenni aveva visto dei tassi di crescita molto elevati e comunque sempre superiori a quelli del pil dei vari stati. Paesi come il Giappone o la Germania, che hanno tradizionalmente affidato una parte consistente delle loro fortune economiche al settore delle esportazioni, hanno visto queste ultime crollare in poco tempo del 30%- 35% e più e i dati degli ultimi mesi non appaiono molto più confortanti.

Una caduta delle esportazioni così forte, quale quella che si è registrata in coincidenza con la crisi, è dovuta certo sia agli effetti diretti della crisi stessa, ma pure al fatto che, per effetto della delocalizzazione delle produzioni (un prodotto per essere posto sul mercato comporta di frequente la mobilitazione di fabbriche collocate anche in decine di paesi diversi), la caduta dell’esportazione di un bene in un paese provoca così degli effetti a catena in diversi altri. Una delle prime conseguenze è il crollo del sistema dei finanziamenti all’export che sostengono i traffici.

Naturalmente i diversi paesi, nonché le diverse attività produttive, hanno sofferto di tali problemi in maniera abbastanza differenziata. Uno dei settori che sembra essersela cavata meno male di tanti altri nel 2008 è stato quello del commercio delle armi; gli esportatori statunitensi hanno visto addirittura un rilevante aumento del  loro volume di affari nell’ultimo anno. Ma anche l’Italia non è andata poi così male, anzi.

T. Shanker riporta sul “New York Times” d’inizio settembre i dati principali relativi ad uno studio del Congresso americano sul settore ed intitolato “Conventional arms transfer to developing nations” .
Il valore complessivo delle esportazioni di armi - almeno di quelle ufficiali - a livello mondiale è stato nel 2008 pari a 55,2 miliardi di dollari, con una riduzione del 7,6% rispetto all’anno precedente; tale calo è dallo studio attribuito interamente alla recessione in atto. Ma, mentre a livello complessivo le esportazioni subiscono una flessione, quelle degli Stati Uniti crescono invece fortemente: nel 2008 gli Usa hanno venduto armi agli altri paesi per 37,8 miliardi di dollari, ben il 68,4% del totale mondiale, contro i 25,4 miliardi soltanto del 2007, con un incremento quindi che si colloca intorno al 50%. L’Italia –come siamo contenti! – si colloca al secondo posto di questa poco onorevole classifica, con 3,7 miliardi di dollari di vendite, superando nel 2008 e per la prima volta persino la Russia, che ha esportato prodotti del settore per 3,5 miliardi di dollari, con un netto calo rispetto all’anno precedente, che aveva visto un volume di vendite all’estero  pari a  ben 10,8 miliardi.

Per quanto riguarda in specifico le vendite ai soli paesi in via di sviluppo, che costituiscono di solito la fetta più importante del mercato globale, esse sono state pari nel 2008 a 42,2 miliardi di dollari, con un leggero incremento rispetto all’anno precedente. Anche in questo specifico mercato gli Stati Uniti hanno mantenuto una netta leadership di mercato, con una quota del 70,1% sulle vendite totali, percentuale ancora più marcata di quella del mercato generale. In questo caso è la Russia a conquistare un distante secondo posto, seguita dalla Francia. L’Italia, invece, arranca in questo caso  qualche posizione più indietro.
I principali paesi importatori durante l’anno sono stati gli Emirati, con circa 10 miliardi di dollari di acquisti, l’Arabia Saudita, che ha effettuato acquisti per un valore di poco inferiore e il Marocco, con 5,4 miliardi di dollari in totale.

Ma siamo convinti che sia gli Stati Uniti che l’Italia potrebbero fare ancora meglio nell’anno in corso. Aspettiamo quindi i dati per il 2009 con molta fiducia, persuasi come siamo che, tra l’altro,  le nostre banche non mancheranno di dare tutto il loro appoggio finanziario ad un settore così qualificante della nostra economia.