La situazione della crisi economica in Italia
L’Europa appare avere prospettive più deboli di quelle degli Stati Uniti, con una potenziale ripresa ancora più lenta e anemica, anche se la situazione è abbastanza differenziata da paese a paese. Ad esempio, l’area dell’Europa dell’Est, tranne pochissime eccezioni, presta problemi e prospettive molto delicate.
Un discorso particolare va fatto per quanto riguarda l’Italia. Le cifre pubblicate da poco parlano di una diminuzione del pil del 5% per quest’anno e di un rapporto deficit pubblico/pil intorno al 5%, con un livello del debito pubblico che si aggira ormai intorno al 120%. Per cercare di comprendere quali possono essere le prospettive del nostro paese, bisogna intanto ricordare che, già ben prima della crisi, la crescita della nostra economia era molto debole e il nostro paese era, a questo riguardo, il fanalino di coda dell’Unione Europea. Il governo non ha fatto sostanzialmente nulla per cercare di sostenere e qualificare il sistema industriale e dei servizi, fidando evidentemente sul fatto che la eventuale ripresa dell’economia mondiale avrebbe trascinato anche la nostra. Anzi, come è noto, si stanno tagliando drasticamente le risorse per la scuola, la ricerca, l’innovazione, compromettendo alla radice la possibilità di una via d’uscita qualificata dalle difficoltà.
La prospettiva più plausibile che sembra attenderci quindi nei prossimi difficili anni sembra non poter essere che quella di una sostanziale stagnazione, seguendo in questo il cammino di un paese come il Giappone, la cui economia non cresce sostanzialmente da una ventina d’anni e che tante caratteristiche negative - dall’alto livello del debito pubblico, alla anzianità della popolazione, dalla bassissima crescita della produttività, all’inefficienza dei servizi, da un tipo di sviluppo troppo centrato sulle esportazioni, all’alto livello di corruzione - accumuna al nostro paese.