Cinque mesi d’estate?
Dopo sei mesi super piovosi scoppia di botto un caldo agostano (ieri 36 gradi e oltre in alcune zone della pianura emiliana), solo che siamo in maggio e in campo c’è il grano ancora verde… Per chi non è pratico di agricoltura questa osservazione può sembrare poetica o peregrina, ma non lo è affatto, il grano con un caldo così può letteralmente schiattare (gli agronomi la chiamano “stretta da caldo“) e le perdite produttive possono arrivare anche al 50%. Le previsioni stagionali non lasciano presagire granché di buono e quindi qui al nord possiamo dichiarare aperta la grande estate calda del 2009. Naturalmente speriamo di sbagliare e torneremo su questa previsione tra cinque mesi, già perchè ormai l’estate si prolunga sempre fino a ottobre… E, intendiamoci subito, se qualcuno chiede “ma questa anomalia non sarà mica da attribuirsi al cambiamento climatico?” noi rispondiamo subito… e invece sì. Smettiamola di illuderci, ogni anomalia calda che non venga seguita da una fredda uguale e contraria comporta un innalzamento della temperatura media. Persino durante i citati sei mesi di cattivo tempo che si sono conclusi il mese scorso, ogni volta che smetteva di piovere o nevicare, le temperature balzavano oltre le medie stagionali. Risultato: il clima ha continuato a scaldarsi. Un esempio di questi effetti (per la sola Emilia-Romagna) si può esaminare consultando il bollettino che produco ogni quattro mesi per l’ufficio. Un po’ arido magari ma impietoso: c’è scritto che se tutto continua ad andare avanti così, “business as usual” come dicono gli americani, ci ritroveremo nel 2020 a quasi un grado sopra il 1990. e nel 2100 a +3. Come se il nord avesse cominciato un viaggio verso il sud, o viceversa, duecento chilometri ogni trent’anni… Buon viaggio.