Una tragedia idroelettrica
E’ stato un massacro (più di settanta tra morti e dispersi), un disastro ecologico (chilometri di fiume inquinato dall’olio dei trasformatori) e avrà anche un impatto misurabile sulle emissioni di gas serra. Parliamo dell’esplosione che l’altro giorno ha completamente devastato il più grande impianto idroelettrico russo, e il quarto al mondo, quello di Sayano, sull’immenso fiume siberiano Ienissei. Molti dettagli sulla centrale e sull’incidente sono reperibili su Greenreport. Il trasformatore esploso che ha dato origine al disastro era in corso di manutenzione, secondo quanto riporta il Guardian. Di sicuro mancheranno all’industria russa per almeno quattro anni i 6,4 gigawatt elettrici della centrale, che pur lavorando a pieno ritmo solo durante i periodi di disgelo, produceva comunque ben 22 terawattora l’anno. Considerate che per produrre la stessa quantità di corrente col metano si emetteranno ogni anno circa 11 milioni di tonnellate di CO2… un aumento che sarebbe comunque in linea con le recenti dichiarazioni del presidente Medvedev, che per l’appunto vuole aumentare le emissioni della Russia e non ridurle…