Home » » ecoblog, Legambiente »

Ecomafia, un business che non soffre la crisi

5 maggio 2009 0 commenti

Rapporto Ecomafia 2009 A livello mondiale impazza la crisi economica, chiudono fabbriche, si perdono posti di lavoro, crollano le borse. Ma in tutto questo c’è un settore che non va in crisi, che anzi aumenta in suo fatturato e sembra in grande forma. Un business che ha il suo cuore in Italia, ovviamente, ma che sta trovando grandi spazi di espansione in Europa e all’estero. Niente di cui vantarsi però, visto che stiamo parlando delle Ecomafie, ovvero dell’insieme della criminalità organizzata in campo ambientale.

I numeri parlano chiaro: 258 clan censiti, oltre 25mila reati accertati, una media di tre ogni ora, un fatturato che supera i 20 miliardi di euro considerando i vari “settori” in cui le ecomafie sono attive: rifiuti, cemento, racket degli animali, agromafie, beni culturali e archeologici. Numeri raccontati oggi a Roma in occasione della presentazione del rapporto Ecomafia 2009, elaborato da Legambiente in collaborazione con tutte le Forze dell’Ordine, appuntamento che si ripete da 15 anni. Aumentano gli “affari”, aumenta anche l’attività di indagine. Rispetto all’anno precedente sono aumentati gli arresti (13%) e i sequestri (6,6%) mentre diminuiscono i reati ambientali accertati (dai 30.124 del 2007 ai 25.766 del 2008). Ma molto c’è ancora da fare, come ha ricordato il Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso:

Servono strumenti legislativi che permettano di colpire anche quelle persone che non sono affiliate alla mafia ma sono comunque legate a questi fenomeni, come i trasportatori di rifiuti o i tecnici di laboratorio che falsificano le analisi. E’ importante aggredire il fenomeno da più fronti, e per questo servono leggi e norme che permettano alle procure e alle forze dell’ordine di lavorare a più livelli. Ci auguriamo quindi che riprenda la discussione per l’introduzione dei reati ambientali nel codice penale, che si è interrotta con il cambio di legislazione.

Richieste di vigilanza e di maggiori strumenti che si spera siano raccolte e portate avanti a livello politico. Alla presentazione del Rapporto era presente anche il presidente della Commissione sul ciclo dei rifiuti Gaetaneo Pecorella, che ha dichiarato il suo impegno affinchè i reati ambientali vengano riconosciuti come delitti e che possano usufruire delle intercettazioni telefoniche come strumenti di indagine.

Segue Vittorio Cogliati Dezza, Presidente Nazionale di Legambiente, che sottolinea come oramai purtroppo il fenomeno sia ampiamente diffuso a livello nazionale e internazionale (sono oramai 13 i paesi coinvolti nel traffico di rifiuti, ad esempio), e che colpisca tutti i settori produttivi:

L’ecomafia è molto flessibile e ha grande fiuto per gli affari, nessun settore può ritenersi a priori libero da infiltrazioni. E’ importante tenere sotto controllo i settori delle rinnovabili e dell’agricoltura, oltre che a quello del cemento. Legambiente insieme all’Associazione Nazionale costruttori ha istituito un Osservatorio Ambiente e Legalità per vigilare sul rischio che la ricostruzione post-terremoto non diventi occasione di affari sporchi a danno dei cittadini

Via | Legambiente
Foto | theglocalblog.com