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Dopo Palmaria, gli altri ecomostri in lista d’attesa

26 maggio 2009 0 commenti

ecomostri da abbattere

Passati gli entusiasmi per l’abbattimento dell’ecomostro di Palmaria, ne rimangono molti altri in Italia nella lista nera di Legambiente. Edifici costruiti dove non si dovrebbe, grazie a concessioni false, ad amministratori compiacenti, contro ogni utilità e veri e propri scempi del paesaggio. Sono lì in attesa che vengano abbattuti o che le vertenze giudiziare ne decretino la sentenza finale. Vediamone alcuni, quelli a mio avviso con la storia più curiosa.

Palafitta di Falerna (CZ). E’ quasi bello questo palazzo di tre piani, costruito talmente in riva al mare che con l’alta marea sembra che ci galleggi sopra. Peccato che sia stata costruita in modo abusivo su territorio demaniale. Possiede regolare concessione edilizia, ma questa è stata concessa senza i documenti relativi alla esatta localizzazione dell’edificio. Una lunga storia di ricorsi, sentenze di abbattimento e sospensioni, e la palafitta è ancora in piedi.

Il diritto alla casa di Ischia. 1000 demolizioni previste, alcune sono case costruite in zone protette e quindi non condonabili. Ma il Vescovo è sceso in campo di recente per difendere l’abusivismo edilizio invocando il diritto della persona umana ad avere una casa (prima o seconda che importa?), un lavoro, una scuola e luoghi di associazione. E in attesa del Piano Casa di Berlusconi che potrebbe mettere a posto tutto.

Alimuri, Vico Equense (NA). La licenza di questo albergo sulla costa sorrentina di 100 risale al 1964, poi portato a 150 stanze e 5 piani. I lavori vengono bloccati più volte, si rende necessario il consolidamento del roccione retrostante, lo scheletro di cemento diventa una discarica e un luogo di spaccio e delinquenza. Un recente accordo con il Ministero dei Beni Culturali prevede che l’ecomostro venga abbattuto, ma in cambio i proprierari ottengono di poterne costruire un altro un po’ più in là.

Furore Inn Resort (SA). Un’altra storia assurda e quasi divertente. Inizialmente la società a partecipazione comunale riceve soldi pubblici per una piscina, comunale appunto. Dopo qualche tempo il Comune cambia idea, il socio privato ne rileva le quote, e casualmente la piscina comunale diventa un albergo con tutti i comfort e i servizi. Qualche dubbio sulle procedure urbanistiche sorge e partono gli avvisi di garanzia.

L’ecomostro di Fiuzzi, Praia a Mare (CS). Un albergo a 5 stelle costruito su in sito di interesse comunitario. Poco lontano un altro ecomostro, una intera collina diventata un hotel, approvato su base di elaborati tecnici “incongruenti” e progetti dell’albergo diversi da quelli reali.

Hotel Summit, Gaeta (LT). Era stato pensato negli anni ‘50 come un piccolo ristorante caratteristico, negli anni è cresciuto fino a diventare un albergo di 7 piani per quasi 2000 metri quadri di superficie occupata. Corsi e ricorsi fino a un condono che arriva nel 1986. In questo caso non si può fare altro che arrendersi. Ma in molti altri no, e le ruspe attendono il momento buono per muoversi, con pazienza e fiducia.

Via | Legambiente
Foto | ecomostri.com