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Terremoti: Richter e Mercalli non bastano più

10 aprile 2009 0 commenti

Il terremoto in Abruzzo rappresenta un’altra pagina tragica per il nostro Paese. Ma anche in questa situazione è bene testimoniare quanto si faccia di buono, in questo importante e delicato argomento, nel mondo della ricerca scientifica italiana. Questo per tenere sempre in vita la speranza che, prima o poi, in Italia o all’Estero sia davvero possibile “prevedere i terremoti”. Per il momento, cerchiamo di “conoscerli” meglio.
Si chiama ESI 2007 (Environmental Seismic Intensity Scale) ed è una nuova scala di intensità sismica basata sugli effetti che i terremoti producono sull’ambiente e non solo su edifici e infrastrutture . Uno strumento che consente una migliore conoscenza e valutazione dei sismi e che può essere utilizzato nel prevenire e mitigare gli effetti da questi causati sull’ambiente, predisponendo più accurate pianificazioni territoriali, con la prospettiva di ridurre le perdite umane e la riduzione del danno economico. Ecco in estrema sintesi le caratteristiche della nuova scala, messa a punto da studiosi a livello internazionale tra i quali il maggiore ispiratore e proponente è stato un gruppo di lavoro italiano, composto da esperti ricercatori del CNR (Eliana Esposito, Sabina Porfido), APAT-Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici (Leonello Serva, Valerio Comerci, Luca Guerrieri, Eutizio Vittori) e Università dell’Insubria (Alessandro M. Michetti). La scala ESI 2007 è stata ratificata nel luglio 2007 dall’INQUA (International Union for Quaternary Research) e rientra tra le attività promosse per l’Anno Internazionale del Pianeta Terra. “Storicamente le scale macrosismiche, che permettono di paragonare gli effetti dei terremoti nello spazio e nel tempo, basano il grado di intensità su tre fattori: gli effetti prodotti sull’uomo, sulle strutture antropiche e sull’ambiente naturale”, spiega Sabina Porfido dell’Istituto per l’Ambiente Marino e Costiero (IAMC-CNR) di Napoli. “Quest’ultimo aspetto è stato, però, talvolta sottostimato, pur costituendo un importantissimo fattore di valutazione. La scala ESI 2007, costituita da 12 gradi di intensità, analoghi a quelli delle scale tradizionali, si basa invece esclusivamente sugli effetti indotti sull’ambiente fisico, come ad esempio: fagliazioni superficiali (quando il piano di rottura delle faglie raggiunge e taglia la superficie), fenomeni di subsidenza (abbassamenti del suolo), uplift (sollevamento del suolo), liquefazioni, fratture al suolo, fenomeni franosi, variazioni idrologiche (variazioni di portata e di attività chimica nelle sorgenti e nei corsi d’acqua) e tsunami”. Una corretta ed adeguata valutazione degli effetti sismoindotti sull’ambiente, inoltre potrebbe evitare prospettive estremamente devastanti, come nel caso del terremoto che ha colpito il Giappone centrale lo scorso luglio, mettendo a rischio la centrale nucleare di Kashiwazaki. Infatti gli esperti giapponesi, pur avendo ipotizzato l’eventualità di un terremoto di forte energia, non avevano considerato i possibili fenomeni franosi indotti dal sisma, che di fatto, si sono verificati poco a ridosso della stessa centrale nucleare. E’ evidente che se questa fosse stata coinvolta direttamente dalla frana i danni sarebbero stati incalcolabili.
Franco Vivona
Ricercatore del CNR