Case ecologiche per il risparmio energetico
L’impegno assunto dalla maggior parte dei Paesi che hanno aderito al Protocollo di Kyoto (e ai suoi successivi aggiornamenti) è il famoso “20-20-20″, ovvero quello di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera del venti per cento entro il 2020. Alcuni Paesi stanno lavorando intensamente lungo questa direttiva, mentre altri (purtroppo la maggioranza!) lamentano un certo ritardo operativo. Il Regno Unito, per esempio, nell’ambito del Climate Change Act, ha assunto l’impegno di ridurre dell’ 80 per cento le emissioni di gas serra entro il 2050, con un passaggio intermedio al 26 per cento nel 2020 rispetto alle emissioni del 1990. Anche in Italia si lavora in questa direzione, e l’ENEA ha recentemente assunto le funzioni di Agenzia Nazionale per la Efficienza Energetica: ed in funzione di questo ha elaborato una interessante e dettagliata proposta per affrontare l’importante tema della riqualificazione energetica degli edifici, alla quale si sono associati Consip, Abi, UnionCamere e Ance. In una prima fase, ovviamente, l’attenzione è riservata agli edifici pubblici, in considerazione del fatto che la possibile attivazione della domanda di riqualificazione e manutenzione energetica di questa fetta del patrimonio edilizio nazionale sicuramente attiverà il volano per il settore delle abitazioni private. I dati ENEA mostrano che, ipotizzando una prima serie di interventi sul 35 per cento degli edifici pubblici, è possibile ottenere un risparmio energetico nazionale pari al 3 per cento, che corrisponde ad una riduzione delle emissioni di pari entità! In Italia le previsioni più realistiche puntano, con questi progetti, ad un effetto sulla economia stimato in +0,6 di Pil e in un incremento di circa 120mila occupati. Nel Regno Unito il governo pensa di rendere disponibili 10 miliardi di euro in tre anni per incoraggiare le famiglie all’acquisto di nuove abitazioni ecologiche, ed il piano sarà realizzato con due tappe di avvicinamento nel 2010 e nel 2013. Non si può certamente affermare che il tragitto verso l’obiettivo “zero carbon” sia semplice e lineare, ma lo scopo da raggiungere è così importante e qualificato che l’impegno deve essere assunto da tutti in maniera molto seria e consapevole. Nel contempo si deve anche pensare agli edifici esistenti, con interessanti e praticabili proposte riguardanti alcuni interventi di base, quali muri ad intercapedine e isolamenti dei sottotetti. Insomma, un impegno a 360 gradi, che punta a non lasciare nulla di intentato per cercare di raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto!
Franco Vivona