Clima: da Kyoto al 2050, via Copenhagen!
Il mondo della ricerca scientifica internazionale ha ricevuto, dalle conclusioni del G-8 italiano a L’Aquila, una bella “scossa” per “ripartire”, destinazione anno 2050, con tappa intermedia a Copenhagen, dicembre 2009! Vediamo come e perchè: il Protocollo di Kyoto aveva stabilito una serie di impegni per tutti i Paesi partecipanti ed aderenti che avevano come “slogan” e come punto di arrivo il famoso “20-20-20″, ovvero di ridurre tutte le emissioni di CO2 in tutti i Paesi firmatari del Protocollo di Kyoto del 20 per cento entro la data limite del 2020. Molti Paesi si erano subito impegnati seriamente e con risultati incoraggianti, altri si erano impegnati a mezzo servizio con risultati scarsi, ed altri avevano tirato subito su il freno a mano! Per cui si rendeva indispensabile aggiornare gli accordi del Protocollo, fissando nuovi limiti e nuove scadenze per il 2050: taglio netto delle emissioni (gli otto grandi si sono impegnati a ridurre le emissioni di CO2 del 50 per cento entro l’anno 2050, percentuale che dovrà salire all’ 80 per cento e più nei Paesi industrializzati); crescita sostenibile (i G8 e i Paesi del G5, ovvero Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa si sono impegnati a rilanciare la crescita lungo un percorso più sostenibile e bilanciato); riscaldamento globale (limite di 2 gradi centigradi per l’aumento delle temperature dell’aria rispetto ai livelli pre-industriali, livello massimo di cui è stato riconosciuto il valore scientifico); tecnologie pulite (i leader del G8 incoraggianno lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie pulite, e la prima verifica tecnico-scientifica sarà effettuata in occasione della Conferenza Mondiale sull’Ambiente a Copenhagen nel prossimo mese di dicembre 2009); India e Cina (il G8 non è riuscito a convincere Cina ed India ad aderire all’accordo sulle riduzioni delle emissioni inquinanti, mentre serie perplessità sono state manifestate anche da Canada e Russia). La necessità di una stretta collaborazione, d’ora in avanti, tra scienziati e tecnici, è evidenziata dai “numeri” che governano i cambiamenti climatici, dando per scontata la determinazione, da parte di tutti, di limitare il riscaldamento globale e di ridurre drasticamente le emissioni di CO2 in atmosfera. Ecco come si presentano, oggi, i principali produttori di CO2 (fonte NOAA) con i dati espressi in milioni di tonnellate: Cina 1,802; Usa 1,586; Russia 432; India 430; Giappone 337; Germania 210; Canada e Gran Bretagna 145; Iran e Sud Corea 130; Italia e Messico 121; Sud Africa 118; Arabia Saudita 115; Indonesia 114; Australia 103; Francia 98; Brasile 96; Spagna 95 e Ucraina 88. I provvedimenti dei singoli Paesi saranno tanto più incisivi e determinanti, quanto più si interverrà con leggi e con fondi adeguati: leggi innovative, ovvero politiche economiche, energetiche ed ambientali innovative, con quadri normativi competitivi; fondi: 106 milioni di dollari per diffondere le tecnologie a basso impatto ambientale nei Paesi Industriali e per difendere le foreste. Premesso tutto ciò, per il nostro Pianeta, saranno veramente importanti le decisioni che verranno prese a Copenhagen nel dicembre 2009, quando – di fatto – saranno “riscritti” gli ormai superati Accordi di Kyoto !
Franco Vivona