Cambiamenti climatici e rischi naturali
Siamo ormai a poche settimane dal Summit di Copenhagen, e quindi lasciamo ad altri presentare l’importante evento e commentare quanto i Potenti della Terra porteranno sul tavolo di lavoro. In questa nota mi voglio limitare ad accennare all’interessante lavoro portato avanti dal Gruppo di lavoro Energia e Ricerca del COPIT Comitato di Parlamentari per l’Innovazione Tecnologica e lo Sviluppo Sostenibile Onlus (del quale fanno parte Mario Tassone, Silvano Moffa, Sesa Amici, Andrea Lulli e molti altri); si tratta di un documento propositivo del quale, per ovvi motivi, tratteremo a puntate: la prima riguarda l’argomento “Cambiamenti climatici e Rischi Naturali”. Il dibattito sul riscaldamento globale vede oramai una forte convergenza di posizioni sulla influenza dell’uomo nell’alterazione del sistema climatico, con particolare riferimento all’incremento delle temperature medie. Nell’Area Mediterranea, definita ad alta vulnerabilità dall’IPCC, il verificarsi con maggiore frequenza degli eventi estremi e le ripercussioni degli impatti ambientali derivanti dai cambiamenti climatici possono di conseguenza riguardare la disponibilità delle risorse idriche, la qualità dei suoli, le variazioni degli ecosistemi attuali, l’ambiente marino e costiero, l’agricoltura, la tendenza allo spostamento verso Nord di sistemi ecologici ed ambientali naturali. Maggiore impegno deve pertanto essere profuso nello studio della variabilità climatica su scala paleo climatica, nella modellistica climatica, nello studio dell’ambiente marino. Le problematiche di riduzione dei rischi naturali (sismico, geomorfologico e costiero) e mitigazione dei loro effetti, interagiscono con molte delle aree individuate per gli interventi specifici e priorità per il Paese, quali lo sviluppo di energie alternative e nucleare, l’ambiente, la salvaguardia del patrimonio culturale. Al riguardo sono da incoraggiare: studi di zonazione sismica, studi di monitoraggio di strutture civili, industriali e monumentali ai fini di una manutenzione programmata; sviluppo di nuove tecnologie antisismiche; sviluppo della modellistica geomorfologica; analisi degli impatti in ambito costiero a scala nazionale. E’ infine da sottolineare la necessità di sviluppo di metodologie e tecnologie per la caratterizzazione ambientale al fine della acquisizione delle informazioni adeguate alla gestione ed agli interventi ambientali necessari. In particolare, le attività di ricerca prioritarie sono le seguenti: Studio della variabilità climatica su scala paleoclimatica; Modellistica climatica; Ambiente marino; Rischio sismico; Rischio geomorfologico; Rischio costiero; Caratterizzazione ambientale. E su questi temi torneremo puntualmente nelle prossime puntate di questa rubrica.
Franco Vivona