Ambiente marino e rischio sismico
Terzo capitolo della Relazione del COPIT in ambito Ricerca, Ambiente ed Energia, che fa seguito alle precedenti due puntate già pubblicate nei giorni scorsi. In questa nota accenniamo all’Ambiente Marino ed al Rischio Sismico. L’ambiente marino Mediterraneo è soggetto a pesanti pressioni, derivanti dall’aumento di popolazione e di attività produttive lungo le coste, dal cambiamento climatico e dallo sfruttamento eccesivo delle risorse. In linea con la strategia europe delineata nel Blue Plan e nel VII Programma Quadro, l’Enea è impegnato in progetti nazionali ed internazionali. Per i prossimi anni si ritiene fondamentale per il Sistema Paese Italia: studiare i processi che regolano il funzionamento degli ecosistemi marini e costieri, comprenderne la variabilità naturale ed individuare trend e shift nello stato degli ecosistemi, anche al fine di validare modelli predittivi; contribuire alla costituzione di un sistema distribuito di osservatori mediterranei costieri e di mare aperto per studi climatici e a supporto della gestione dell’ambiente e delle risorse, promuovendo il coordinamento con altre iniziative internazionali e le reti di infrastrutture europee; sviluppare tecnologie innovative per monitoraggio/controllo/allerta in ambiente marino e promuovere la disseminazione dei dati a supporto della gestione di aree costiere, zone portuali e aree marine protette e per applicazioni in ambienti estremi.
Rischio sismico: i recenti eventi sismici hanno evidenziato, ancor più che nel passato, la necessità di approfondire le conoscenze su diverse tematiche dell’ingegneria sismica; tra queste: la descrizione più dettagliata della pericolosità sismica di base, sviluppo di tecniche affidabili di identificazione del danno ai fini di una adeguata manutenzione del patrimonio edilizio ed infrastrutturale italiano, sviluppo di nuove tecnologie antisismiche per la protezione degli impianti industriali, con particolare riguardo ad impianti nucleari e chimici, e delle strutture afferenti alla sfera dei beni culturali; in particolare: analisi di zonazione sismica su scala regionale; definizione dell’input per aggregati strutturali di notevole estensione, quali i centri storici; manutenzione programmata della struttura basata sul monitoraggio al continuo; identificazione strutturale e analisi del danno; nuovi sistemi di monitoraggio con sensori wireless e smart low power; sviluppo di nuovi sistemi di protezione sismica per impianti nucleari, per statue e beni museali, e per edifici normali. Nella quarta ed ultima parte ci occuperemo di Rischio Geomorfologico e Rischio Costiero.
Franco Vivona