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Rischi costiero e geomorfologico

7 dicembre 2009 0 commenti

Dopo le tre puntate precedenti, completiamo questo interessante paragrafo del Rapporto COPIT elaborato per il gruppo di lavoro interparlamentare sulla ricerca scientifica, parlando di due rischi da non sottovalutare, quello costiero e quello geomorfologico. Rischio costiero: gli impatti sulle principali risorse e le attività economiche su area costiera sono una gravissima carenza conoscitiva nel nostro Paese, se ragioniamo a scala nazionale; come rilevato anche negli altri principali paesi europei, questo tipo di conoscenza non può derivare da progetti internazionali, che privilegiano ricerche focalizzate su aree di studio o su singole regioni; la produzione a scala nazionale è invece strategica per le politiche nazionali di gestione del rischio idrogeologico, produzione degli impatti in ambito costiero a scala nazionale del rischio costiero, anche secondo gli scenari di cambiamento climatico. Rischio geomorfologico: in relazione ai cambiamenti climatici, l’atteso cambiamento della distribuzione e delle intensità delle precipitazioni rendono il territorio italiano particolarmente suscettibile a movimenti franosi e, in particolare, a colate rapide di fango e detrito. Pertanto, sono da sviluppare le seguenti linee di ricerca: sviluppo della modellistica geomorfologica e geotecnica dei versanti per la valutazione del run-out di colate rapide di fango e detrito e crolli in roccia: sviluppo di tecniche di validazione di modelli di suscettibilità da frana; analisi tramite remote sensing dello stato di saturazione delle coperture; analisi di DEM multi temporali per la quantizzazione di fenomeni erosivi e da frana del passato. Infine, un cenno alla caratterizzazione ambientale: le attività sono finalizzate allo sviluppo di strumentazione, tecniche, metodi e sistemi di analisi per la acquisizione di informazioni affidabili sull’inquinamento ambientale e sui fenomeni di evoluzione dello stesso; particolare attenzione deve essere posta sullo sviluppo di tecnologie e metodologie diagnostiche innovative, quali la sensoristica e l’osservazione aerospaziale della terra. Torneremo su altri capitoli di questo interessante rapporto nelle prossime puntate di questa rubrica.

Franco Vivona