Artico: la ricerca italiana torna protagonista
Si è svolto presso la sede centrale del CNR a Roma l’interessante convegno “Le prospettive della ricerca nella Regione Artica”, organizzato dal Dipartimento Terra e Ambiente (direttore Giuseppe Cavarretta), allo scopo di illustrare i contenuti della campagna di ricerca 2010 in Artico, che vede il CNR coinvolto in prima linea, e più in generale per discutere sul contributo italiano allo studio delle problematiche ambientali di questa importante area del nostro Pianeta. Tra gli altri, sono stati presenti anche l’Ambasciatore della Norvegia in Italia, rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e degli Esteri, ed il Presidente del CNR, Prof. Luciano Maiani. Molte le relazioni presentate nelle due sessioni del convegno, tutte molto interessanti ed esaustive nei rispettivi argomenti trattati. Qualche impressione da parte di alcuni partecipanti: Giuseppe Cavarretta: dopo tre anni di attività ridotte a causa della insufficienza di fondi, l’Italia torna protagonista al Polo Nord grazie alla costruzione della Amundsen-Nobile Climate Change Tower ed alla realizzazione del CCT Integrated Project, un progetto di ricerca sui cambiamenti climatici ed i processi di inquinamento nella regione, che rappresenta il completamento e la evoluzione del Progetto Strategico Artico, sospeso nel 2007. Il nuovo Progetto, operativo presso le Isole Svalbard in Norvegia, è stato reso possibile grazie alla azione congiunta del CNR e del Ministero Istruzione Università e Ricerca; il programma vede impegnati circa 40 tra ricercatori e tecnici, che si alterneranno nella Base Dirigibile Italia fino al prossimo mese di settembre. Vito Vitale (CNR-ISAC): Il CCT è parte del Programma SIOS (Svalbard Integrated Observation System), che mira a trasformate le Isole Svalbard in una piattaforma multistrumentale e multidisciplinare per lo studio del Sistema Artico; in particolare sarà avviata la realizzazione di un laboratorio per lo studio ed il monitoraggio di particelle di aerosol, di inquinanti di breve vita, di inquinanti organici persistenti, nonchè di processi chimico-fisici all’interfaccia aria-mare, mediante la realizzazione di una rete di sistemi acustici marini. Antonello Provenzale (CNR ISAC): Il convegno si inserisce nel contesto dei dati sui cambiamenti climatici nelle regioni artiche; negli ultimi 50 anni la temperatura dell’aria è aumentata da 2 a 3 volte in più rispetto alla media globale; i ghiacci marini hanno quasi dimezzato il loro spessore, e la temperatura del permafrost (ovvero il suolo perennemente ghiacciato) è aumentata in molte regioni di circa 2-4 gradi centigradi, con il rischio di liberare metano, un potente gas serra che amplifica il riscaldamento climatico.Questi cambiamenti hanno effetti significativi sia sull’ambiente fisico, quali la fusione del ghiaccio marino, sia sugli ecosistemi artici, con l’espansione verso nord di diverse specie, inclusi insetti nocivi ed arbusti, l’arrivo anticipato di uccelli migratori, ed una forte diminuzione delle specie legate alla presenza di ghiccio marino, come l’orso polare. Andrea Bergamasco (CNR ISMAR): Le regioni polari sono molto sensibili ai cambiamenti climatici e destano interesse specialmente in chiave sintomatica e predittiva delle condizioni del Pianeta; l’effetto più temuto è la possibile modifica della circolazione termoalina globale, ovvero il meccanismo principale attraverso il quale l’oceano contribuisce al controllo del bilancio radiativo globale, regolando l’equilibrio climatico. Tutto molto interessante, davvero !
Franco Vivona