Citymorphosis: politiche culturali per città che cambiano
Una giornata molto interessante, dal punto di vista culturale, vissuta nell’accogliente auditorium del Maxxi di Roma, per una importante iniziativa editoriale della Associazione Civita, con il sostegno di Fondazione di Venezia e Art redefining : la pubblicazione del volume-saggio intitolato Citymorphosis, politiche culturali per città che cambiano Giunti editore, 22 euro, 280 pagine ottimamente curate da Marco Cammelli e Pietro A. Valentino. Italia, la grande assente: quando il 50 per cento del patrimonio artistico mondiale non basta! Come cresce il reddito pro capite di una città che investe in cultura? Quale è l’impatto che la cultura può avere sulla occupazione a livello urbano? In quale modo l’offerta culturale è in grado di influenzare la crescita turistica di una città? Questi sono i principali interrogativi attorno ai quali si dibatte quando si parla del rapporto tra città, cultura ed economia; in particolare quando si vuole analizzare il ruolo che l’economia attribuisce alla cultura, e l’impatto che le politiche urbane hanno su quest’ultima. Entrata a pieno titolo nella definizione dei livelli di qualità della vita dei cittadini, capace di accrescere la coesione sociale e produrre effetti significativi nei processi di rigenerazione urbana, la cultura rappresenta una cartina di tornasole della percezione che si ha della immagine di una città anche dall’esterno. Malgrado il vantaggio competitivo ereditato dalle nostre città d’arte e la straordinaria creatività diffusa, l’Italia risulta agli ultimi posti nelle principali graduatorie relative alle città che, più di altre, hanno puntato sulla cultura e sulle industrie creative per sostenere i loro processi di sviluppo. Per esempio, nessuna città italiana figura nella graduatoria, con la quale, sulla base di diversi indicatori (dalla qualità delle università alla percentuale di laureati) viene misurato il cosiddetto Capitale Intellettuale urbano; anche in questo caso le gerarchie sono sempre le stesse: Londra, Parigi, Tokyo e così via. Rispetto ai grandi poli culturali europei (Londra, Parigi, Berlino, Barcellona) le città italiane, anche quelle che più hanno investito in cultura, mostrano una capacità di offerta nettamente inferiore. In termini di politiche, risultati raggiunti e infrastrutture create, tale distanza sembra difficilmente colmabile, almeno nell’immediato, per le nostre città. I dati raccolti e pubblicati dall’Eurostat parlano chiaramente: laddove esista un minimo di creatività, è possibile costituire elementi di contesto che ne possano facilitare la crescita ed incanalarla, non solo verso attività di grande godimento estetico, ma anche e soprattutto di ritorno economico. Per accorciare queste distanze le nostre città dovranno rimboccarsi le maniche e, date le scarse risorse oggi a disposizione, mettere in atto politiche quanto più possibile mirate e trovare nuove e più snelle formule di collaborazione anche con il settore privato. Del resto, gli interventi funzionano quando le infrastrutture culturali viaggiano insieme al processo di valorizzazione del patrimonio, e purtroppo le politiche culturali urbane in Italia, in questi anni recenti, non sembrano voler cogliere questa sfida! Questo saggio si compone di tre prefazioni scritte da Maccanico, Bocca e Carli, due relazioni introduttive di Cammelli e Valentino, una prima sezione, la cultura si fa in quattro; una seconda sezione, le strategie, riflessioni e prospettive, e le conclusioni a cura di Cammelli e Valentino. Un libro molto istruttivo, da non perdere, e soprattutto da leggere !
Franco Vivona