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BIG FISH FIGHT Finiranno i pesci?

23 marzo 2011 0 commenti
Squalo nutrice - Jack Ross/Marine Photobank

Squalo nutrice - Jack Ross/Marine Photobank

Tonni rossi del Mediterraneo e merluzzi del nord Atlantico rischiano di sparire dal pianeta, li peschiamo talmente tanto e con tecniche così sofisticate che non riescono a riprodursi.

“Ma come, ma quando, ma che che c….!?!” si chiederebbe un Cetto Laqualunque delle nostre parti per poi rispondere al solito modo, perché in quel posto lì manderebbe pesci, mare blu e madre terra. Ma sì, tonni e merluzzi continuano ad affollare le tavole dei buongustai di tutto il mondo in forma di tartare, fish & chips, filetti in pastella, carpacci e bastoncini surgelati, ma sono allo stremo, catturati, come sono, da un’armada invencible fatta di sonar, radar, aerei da ricognizione, reti micidiali e perfino satelliti in grado di intercettarli a ogni passaggio, profondità, stagione.

Contro questo depauperamento del pianeta blu si è schierato il gotha della cucina britannica, 5 chef ultra stellati  con il pallino del cibo sostenibile. Si tratta di Hugh Fernley-Whittingstall,  Jamie Oliver, Gordon Ramsay, Arthur Dawson e Heston Blumenthale che, stanchi della tartare di tonno, hanno avviato su Channel 4 la loro campagna di solidarietà con le specie ittiche più amate dal mercato e per questo a rischio di estinzione dei nostri mari, convinti che un buon piatto a base di pesce debba essere rispettoso del mare e delle sue risorse. Conducono da gennaio ciascuno un proprio programma sotto le insegne di Big Fish Fight, una campagna che vuole eliminare sprechi, riabilitare gli squali, stare dalla parte dei pescatori onesti, aiutare i consumatori a scegliere il pesce giusto sui banchi del mercato. In palinsesto e online le  eco-ricette di Jamie Oliver e Arthur Dawson per scoprire piatti a base di pesce non ancora sfruttato dalla pesca eccessiva e comunemente definito ‘povero’ come alici, sgombri, cozze, aringhe, cefali e decine di altri. Ma non sarà solo una ‘prova del cuoco’, perché tutte le questioni nel menù delle principali associazioni ambientaliste (tra le altre sostengono la campagna Greenpeace, Ocean 2012, Pew Environment Group, Shark Alliance, WWF)  in tema di mare e di pesca saranno al centro degli appuntamenti programmati su Channel 4.

Pesce-spazzatura?

L’idea della campagna è venuta a Hugh Fernley-Whittingstall, eco-chef e capitano della squadra, noto al pubblico per aver condotto, sempre su Channel 4, programmi legati a cucina, cibo e sostenibilità, e per essere stato promotore di un’altra fortunata campagna contro l’allevamento intensivo dei polli che ha mobilitato migliaia di consumatori, denunciato catene della grande distribuzione come Tesco e indotto il  governo britannico a varare una legge all’avanguardia in Europa in fatto di etichettatura e zootecnia sostenibile. Anche questa volta l’obiettivo è arrivare al cuore della politica per ottenere uno stop definitivo allo spreco insensato di pesce buono da mangiare che, una volta catturato, viene rigettato in mare perché considerato scarto, vale a dire privo di valore commerciale. Il video che apre il sito di Big Fish Fight denuncia che ogni giorno la metà del pesce catturato nel Mare del Nord viene rigettato in acqua e che quindi un milione di tonnellate di buon pesce viene scaricato ogni anno in mare come fosse spazzatura…

Fernley-Whittingstall,  in meno di due settimane, ha ottenuto l’adesione di oltre 600.000 sostenitori ed è già intervenuto con Ocean 2012 a Bruxelles dove si discute della riforma della politica comunitaria sulla pesca e dell’auspicabile divieto della pratica del ‘rigetto’. Dato che considerare scarto dell’ottimo pesce è una follia la regola aurea deve essere che non venga catturato affatto mediante un miglioramento delle tecniche e della gestione della pesca.

Finning

Nel viaggio che lo ha portato da Taiwan in Costa Rica sulle tracce della pesca allo squalo per la realizzazione del suo reportage, Gordon Ramsey, 3 stelle Michelin da più di 10 anni  con il ristorante di Chelsea La Tainte Claire, ha viaggiato a bordo di pescherecci e visitato le industrie di essiccazione di pinne di squalo. Ha scoperto cosa vuol dire finning, vale a dire tagliare la pinna – buona per la zuppa! – e gettare a mare tutto il resto. Sempre per ragioni commerciali, perché la carne di squalo non è granché ambita e tutt’altro che saporita. Già nel 1400 Maestro Martino da Como il più importante cuoco del suo tempo, autore del Libro de Arte Coquinaria ci avverte sul pescecane: “Allessalo […] poi con agliata forte mescolata etiamdio con pocha di mostarda fortissima, et frigirai un pocho insieme con questi impiastri; ma concialo bene quanto voli, non serà mai bono, che de sua natura è tristo”.

Ramsey sembra essere d’accordo con l’antico maestro perché la zuppa di pinne di squalo, a suo dire, sa di una comune zuppa di pollo o anatra tutt’al più. Una zuppa che costa decine di milioni di esemplari uccisi ogni anno (se ne calcolano almeno 70), la cui scomparsa si traduce in un preoccupante squilibrio della catena alimentare negli oceani.

Tra i sostenitori famosi di Big Fish Fight, Sir Richard Branson, l’imprenditore più ricco di Gran Bretagna, fondatore della Virgin Records, gli attori Stephen Fry, Ricky Gervais e una schiera di giornalisti, conduttori tv, comici…

Verrà il giorno, anche da noi in Italia.

Qualche dubbio?