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Ritorno al futuro per la pesca europea

8 giugno 2011 0 commenti
© Corey Arnold

© Corey Arnold

8 giugno, Giornata mondiale degli Oceani.

C’era una volta, in Europa, un mare ricco di pesce. C’erano più barche, più pescatori, gli stock ittici erano più sani e le comunità che dipendevano dalla pesca più fiorenti.

Oggi, oltre il 70% degli stock europei risulta impoverito dall’uso eccessivo di reti e la pesca artigianale è in grande difficoltà.

Siamo alla vigilia della pubblicazione della proposta di riforma della Politica Comune della Pesca della Commissione Europea, prevista per metà luglio, e più di 100 gruppi membri di OCEAN2012 stanno coinvolgendo i cittadini di tutta Europa nella seconda Settimana Europea della Pesca.  L’invito è mandare foto, video, testimonianze scritte, per raccontare quanto fosse sano il nostro ambiente marino e quanto la pesca eccessiva lo abbia modificato.

Il declino degli stock ittici europei risulta ormai chiaro se pensiamo che fino a pochi decenni fa la lunghezza media del merluzzo sbarcato nel Mare del Nord era di 1-1.5 metri, mentre oggi non supera i 50 centimetri e che l’età media era di 8-10 anni rispetto agli appena 3 anni odierni. E ancora, nel 1949 la pesca del tonno rosso nel nord Europa registrava un picco di 5.485 tonnellate di  catture annue: ora, nel nord Europa, la pesca al tonno rosso è scomparsa. Infine, è noto che un tempo la flotta olandese comprendeva 700-800 imbarcazioni per la pesca alle aringhe con 11.000-12.000 persone di equipaggio e una cattura annuale di circa 50.000 tonnellate – oggi un solo peschereccio a strascico con 10-11 persone di equipaggio, pesca la stessa quantità di pesce.

In questo alquanto desolante quadro, la Politica Comune della Pesca dell’UE può diventare una concreta opportunità di cura degli oceani con un autentico ritorno al futuro.