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Berlusconi: l’addio al nucleare è solo un scelta tattica per evitare il referendum

26 aprile 2011 0 commenti

ITALY-FRANCE/L’addio al nucleare? E’ solo una arrivederci, una scelta tattica per evitare un referenum che il governo avrebbe perso. E’ clamoroso quanto affermato oggi da Silvio Berlusconi durante la conferenza stampa con Sarkozy.  ”Se fossimo andati oggi a quel referendum _ da detto _ il nucleare non sarebbe stato possibile per anni”. Papale papale. 

Dopo la vicenda del Giappone, gli italiani _ ha detto _ “si sono spaventati e così abbiamo deciso di aspettare uno o due anni perche’ si tranquillizzino”, attendendo cosi’ ”che ci sia un’opinione pubblica piu’ consapevole della necessita’ di tornare al nucleare. Meglio fermarsi per poi tornare dato che _  ha aggiunto _ il nucleare è un destino inellutabile”.

 ”Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Il governo quindi – ha sottolineato – responsabilmente ha ritenuto di introdurre questa moratoria sul nucleare per far si’ che si chiarisca la situazione giapponese e per far si’ che magari dopo un anno o due si possa ritornare ad avere un’opinione pubblica consapevole della necessita’ di tornare all’energia nucleare”.

Sarebbe interessante ora capire quale sarà la reazione della Corte Costituzionale: annullerà ancora il referendum? O visto che lo spirito della legge appena approvata è _ ammette Berlusconi _ quello di un rinvio, confermerà l’appuntamento di giugno?


 nella conferenza stamoa Berlusconi ha fatto grande professione di fede nuclearista e ha ricordato come l’Italia, con Enrico Fermi, sia stato il primo paese al mondo a saper sfruttare l’energia nucleare ed ”era all’avanguardia nella realizzazione di centrali nucleari negli anni Settanta. Poi sappiamo cosa e’ accaduto: l’ecologismo di sinistra – ha accusato il premier – si e’ messo di traverso e l’Italia ha dovuto interrompere i lavori di centrali che erano quasi terminate. Da allora noi dobbiamo acquisire tutta l’energia che consumiamo all’estero e questo ci porta ad un costo che grava su tutta la nostra economia oltre che sulle famiglie italiane”.