Home » Alessandro Farruggia » Azioni, Edilizia, Politiche »

Si può dare una scossa all’edilizia senza danneggiare il Paese

15 marzo 2009 0 commenti

pubblicato sul blog PIANETA AZZURRO (QN) l’8/3/2009

L’abusivismo edilizio è uno dei cancri del nostro Paese. Ne consuma il territorio, piega il concetto dell’interesse pubblico agli interessi privati più inconciliabili con la tutela anche economica del paesaggio e dell’ambiente, cancella i valori di un civismo solidale e crea una cultura dell’abuso territoriale. Abbiamo avuto due condoni edilizi in questo Paese, due scelte profondamente sbagliate he oltre che legalizzare scempi e abusi hanno premiato chi ha operato in violazione della legge e sbeffeggiato i cittadini che l’hanno rispettata. Per queste ragioni occorrerebbe molta prudenza nel metter mano alla materia. Un nuovo condono, o regole troppo lassiste, rischierebbero infatti di dare il via libera ad una colata di cemento indiscriminata che saccheggerebbe il nostro territorio. E invece, in un territorio che ha del turismo (che si basa anche sull’armonia straordinaria del paesaggio italiano, un paesaggio che è profondamente antropizzato ma in larga parte ancora non devastato dalla mano dell’uomo) uno dei suoi asset più preziosi, c’è bisogno di misura. E misura non significa certo mettere tutto sotto una campana di vetro, ma misura. Cioè fare le cose per bene, perchè tra il tutto e il nulla c’è di mezzo il giusto.

Il progetto annunciato dal governo vuol dare una scossa all’edilizia, e questo va bene. Il problema è il come. Secondo le anticipazioni verrà data la possibilità di ampliare le cubature degli edifici esistenti _ purchè non abusivi o su aree pubbliche o inedificabili o in deroga a regolamenti paesaggistici e ambientali _ del 20%. Nel caso di demolizione di edifici non vincolati costruiti prima del 1989 e loro sostituzione con altri (che potranno essere costruiti anche in altre aree dello stesso comune purchè siano edificabili) e che  rispondenti alle moderne tecnologie costruttive si potrà arrivare ad una cubatura superiore del 30%. E del 35% se si costruirà usando le tecnologie della bioedilizia o del risparmio energetico. La norma non varrà per la costruzione di centri commerciali. I contributi edilizi verranno ridotti del 20% e del 60% nel caso di prima casa per se o per i parenti fino al terzo grado.

Non solo. La legge prevederà che per avere il via libera ai lavori non servirà più la licenza edilizia ma, con il principio del silenzio-assenso, basterà una certificazione di conformità, fatta con perizia giurata, del professionista che dirige i lavori. E, attenzione, pare che sarà previsto un ravvedimento operoso con conseguente diminuzione della pena e sua estinzione nei casi più lievi.

La materia è molto sdrucciolevole. Aumentare le cubature del 20% di per se non è necessariamente un dramma se davvero ci si limita ad edifici esistenti e regolari: può essere ambientalmente accettabile. Ma andrebbe esclusa la possibilità di farlo (o, eventualmente, andrebbe stabilita una griglia molto stretta) nei centri storici delle nostre città e nelle aree ad elevato pregio ambientale e paesaggistico. E andrebbe stabilito che sono esclusi gli edifici condonati per non fare un altro regalo a chi violò la legge. Anche l’aumento della cubatura del 30% in caso di ricostruzione totale può essere accettabile. Anzi, visti gli orrori di tante nostre periferie può anche essere un bene. E può anche essere utile per delocalizzare edifici oggi situati in aree golenali o ad alto rischio idrogeologico. Ma non indiscriminatamente. E magari a patto che si incentivino davvero le costruzioni effettuate usando le tecniche della bioedilizia “E” (e non “o”) le tecnologie di risparmio energetico (pannelli solari per acqua calda, impianti fotovoltaici, impianti che utilizzando il calore del suolo e il recupero dell’acqua etc etc etc). Ergo, un differenziale del solo 5% (35% invece che 30%) rischia di non riconoscere i maggiori costi di costruzione, e non pare un incentivo sufficiente per il grosso pubblico che di risparmio energetico sa ben poco: meglio sarebbe portarlo al 15% (con tetto al 35%, cioè prevedendo un solo 20% di aumento delle cubature per chi demolisce e ricostruisce senza curarsi del risparmio energetico).

Quanto al ravvedimento operoso, va escluso tassativamente: sarebbe un ennesimo (e immorale) condono.

Ancora più delicato è l’aspetto autorizzativo. Ora, è certo che oggi le procedure autorizzative sono troppo farraginose, troppo lente, troppo prescrittive e troppo burocratiche. Che una deregolamentazione che velocizzasse i tempi e riducesse gli obblighi formali (specialmente quando non si aumentano le cubature) sarebbe utile e opportuna. Ma in comuni nei quali in maniera compiacente si è chiuso per decenni un occhio se non due, l’abolizione della licenza edilizia in cambio di un autocertificazione costituisce un rischio altissimo di legalizzare tutto, a meno che non si stabiliscano dei controlli reali. Qualcuno crede che avverrebbe, specie in certi comuni? E comunque i controlli arriverebbero, semmai, ex post. In una Italia nella quale demolire un edificio abusivo è un esercizio che richiede anni e anni di battaglie legali e che solo in pochi casi giunge ad essere realmente effettuato, il rischio è che chi viola le regola non verrà sanzionato. Un rischio che in tante zone del nostro Centro-Sud equivarrebbe a una quasi certezza. Si quindi a una riscrittura delle regole ma serve un controllo preventivo delle amministrazioni comunali, da fornire in tempi certi.

E soprattutto servono sanzioni chiare e severe per chi viola le regole. Compresa l’assoluta non commerciabilità degli edifici ampliati o ricostruiti in violazione delle regole.

Insomma, molto si può fare, ma con molta prudenza. E assoluto rigore. In caso diverso daremmo una bella scossa all’edilizia e al pil, creeremo posti di lavoro, ma danneggeremo lo straordinario capitale ambientale e paesaggistico del nostro Paese, un bene che è per le generazioni a venire un capitale indisponibile, eticamente ed economicamente prezioso. E il gioco non varrebbe la candela.

alessandro farruggia

span.jajahWrapper { font-size:1em; color:#B11196; text-decoration:underline; } a.jajahLink { color:#000000; text-decoration:none; } span.jajahInLink:hover { background-color:#B11196; }

span.jajahWrapper { font-size:1em; color:#B11196; text-decoration:underline; } a.jajahLink { color:#000000; text-decoration:none; } span.jajahInLink:hover { background-color:#B11196; }