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La casa me la faccio con la canapa

5 maggio 2009 0 commenti

La casa low carbon realizzata con i muri in canapa e calce spenta. (Credit:National Non-Food Crops Centre)

La casa low carbon realizzata con i muri in canapa e calce spenta. (Foto:National Non-Food Crops Centre)

Cemento. La parola, specialmente se pronunciata in Italia, è spesso sinonimo di abusivismo edilizio, consumo di suolo, sprechi, dissesto idrogeologico e in molti casi di tangenti, ma quasi mai si pensa all’impatto sul clima che possiede la realizzazione delle costruzioni, lecite o illecite che siano.

A colmare questa lacuna, non da poco, visto che il settore delle costruzioni è responsabile del 10% delle emissioni mondiali di CO2 ci hanno pensato i ricercatori dell’Università britannica di Bath che stanno studiando sia le metodologie, sia i materiali per ridurre l’impronta ecologica relativa all’anidride carbonica (la carbon footprint), del settore edile.

Lo studio parte dal fatto che il legno, materia prima ideale per la costruzione a basso impatto di edifici di lunga durata è poco utilizzato nel settore edile britannico che emette emissioni di CO2 per quasi il doppio della media mondiale: il 19%. Oltre al legno e alla paglia, materiali già conosciuti e utilizzati nella bioarchitettura, i ricercatori britannici, molti dei quali hanno come chiodo fisso i cambiamenti climatici, al contrario di ciò che accade dalle nostre parti dove il global warming dipende dal colore dell’esecutivo, hanno scoperto un materiale innovativo.

Il nuovo materiale composito e naturale è stato ottenuto miscelando la canapa con la calce spenta, ottenendo così un componente per l’edilizia che oltre a una bassa “carbon footprint” possiede anche ottime proprietà isolanti. Per i ricercatori, inoltre, l’utilizzo della canapa e di altri prodotti coltivati come componenti edili produrrebbe un ambiente di vita più sano grazie agli elevati livelli d’isolamento termico e di regolazione dei livelli di redditività.

Ma non finisce qui. La coltivazione della canapa per l’edilizia potrebbe aprire nuove frontiere di reddito per gli agricoltori. «È sufficiente impiegare un’area grande quanto un campo di rugby – afferma il direttore del centro di ricerca Building Research Establishment che lavora con l’Università di Bath, Pete Walker – per realizzare una tipica abitazione con tre camere da letto».

Ora è prevista una fase di ricerca della durata di tre anni, con una spesa di 750 mila sterline, che consentirà di raccogliere dati scientifici e ingegneristici sul nuovo materiale composito che al termine potrà essere utilizzato per la costruzione delle nuove abitazioni del Regno Unito, contribuendo così a raggiungere l’ambizioso obiettivo dell’Governo britannico di creare attraverso lo sviluppo di un economia low carbon altri 400 mila posti di lavoro, in un settore come quello dei green jobs che vede a oggi già 880 mila addetti nel Regno Unito. Il tutto per un fatturato previsto di circa 150 miliardi di sterline l’anno.