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Tonno rosso: estinzione della specie o della scienza?

6 ottobre 2009 0 commenti

A Bruxelles, lo scorso 21 settembre, i rappresentanti dei ventisette stati membri hanno ritenuto prematuro accogliere l’indicazione della Commissione Europea di sostenere la proposta del Principato di Monaco secondo cui il tonno rosso (Thunnus thynnus) dovrebbe rientrare tra le specie da includere nell’Appendice 1 della Convenzione CITES, la convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora minacciate di estinzione.
Ci si è rifiutati di impedire che il 90% del tonno rosso pescato in Mediterraneo venga venduto in Giappone, mentre il 90% del tonno che ci mangiamo è tonno pinne gialle (Thunnus albacares) proveniente dall’Oceano Indiano.
Pesci, dunque, che migrano più da morti che da vivi.
Italia, Francia, Spagna, Grecia e Malta hanno votato contro. E tutto è stato buttato al vento, o quasi.
Si è ritenuto che, prima di pronunciarsi, sia necessario attendere i nuovi dati scientifici sullo stato dello popolazione (stock), che saranno presentati nella riunione di novembre della commissione internazionale per la conservazione dei tonni dell’Atlantico e del Mediterraneo, l’ICCAT. Eccoci tornati al punto di partenza. Come nel Monopoli. Si ritorna al nocciolo del problema: nuovamente ci si affida ai dati elaborati dal comitato scientifico dell’ICCAT – l’SCRS -, senza sottolineare che è stata la scarsa attenzione per gli stessi che ha generato il totale fallimento della gestione del tonno rosso.
L’operato dell’SCRS dovrebbero essere oggettivo. Se così non fosse, i suoi membri si dovrebbero rifiutare di avvallarlo. Cosa che, però, non è mai avvenuta. Anzi, abbiamo sempre assistito ad un avvallo generalizzato dei risultati, corroborato da indicazioni di gestione, che mai sono state fatte proprie dalla parte gestionale dell’ICCAT, perché il dato ufficiale uscito dall’SCRS e’ sempre stato svalutato in sede privata, nazionale ed internazionale, presumibilmente dagli stessi membri dell’SCRS, e dalle pressioni politiche delle nazioni impegnate nella pesca. Il tutto è avvenuto mentre le ONG ambientaliste difendevano il lavoro del comitato scientifico, e membri del medesimo ribadivano loro un secco:”It’s not your business”. E intanto la gestione dello stock di tonno rosso ha fatto ridere i polli, e si spera non porti al collasso della popolazione.
E’ un nodo gordiano. E il coltello dalla parte del manico lo ha l’SCRS.
Il prossimo novembre, l’SCRS dovrebbe dichiarare su base scientifica lo stato dello stock. E nel caso le conclusioni fossero opposte a quelle riportate negli ultimi anni, le dovrebbe giustificare; come pure dovrebbe dichiarare – quelle passate -errate.
Sarà necessario, però, che venga spiegato anche come sia stato possibile arrivare a conclusioni così diverse.
Anche nel caso che quest’anno fossero stati raccolti dati realistici sullo stato dello stock, si dubita fortemente che un unico campione possa ammantare di nuova veridicità dati e trend che da anni ci dicono il contrario: che il tonno rischia il collasso. Vedremo.
Vedremo se a rischio di “estinzione” sarà la specie o la deontologia scientifica.