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The End of the Line

17 ottobre 2009 0 commenti

La forza delle parole: “Dove sono finiti tutti i pesci? Ce li siamo mangiati” Cosi’ Daniel Pauly, intervistato in The End of the Line.

La forza delle immagini: reti, ami arpioni, navi da pesca, fiumi di pesci “mercificati” che vengono ingoiati da stive refrigeranti, emigranti, povertà, mercato globale, ristoranti, pesci di ogni colore e forma, il salmodiare dei venditori giapponesi al mercato ittico di Tsukiji, medievale e al tempo stesso pura tecnologia in atto.

Tutto questo è “The End of the Line”, “il capolinea”, ma anche “la fine della lenza”, il. film sulla perdita della biodiversità marina ad opera della pesca eccessiva, l’overfishing.

L’“An Inconvenient Truth” del mare.

Dopo essere stato presentato al Sundance Film Festival lo scorso gennaio, selezionato per partecipare alla World Cinema Documentary Competition, mostrato al Parlamento Europeo, arriva – questo film – per la prima volta in Italia al Festival Internazionale del Film di Roma (proiezioni il 17 e 18 di ottobre a Villa Medici nell’ambito del Focus dedicato all’Ambiente)

Il lancio di The End of the Line da l’opportunità di far conoscere il problema della pesca eccessiva al vasto pubblico. Oltre a raccontare cosa sta accadendo in mare, il film, grazie alla forza delle immagini e delle storie raccontate, è in grado di indirizzare i consumatori verso scelte più consapevoli delle risorse del mare.

Non il solito film catastrofista, si sentono varie “campane”, e vengono, soprattutto, proposte delle soluzioni: un consumo accorto e consapevole di pesce è il primo grande passo da fare per promuovere una sostenibilità nell’uso delle risorse ittiche; aree marine protette, efficienti ed efficacemente gestite, e gestione ecosistemica della pesca, gli altri passi.

Che piaccia o no, questo film informa.