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TONNO ROSSO: TO EAT OR NOT TO EAT

3 novembre 2009 0 commenti

TIME

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L’autunno è arrivato. È tempo di tonno, di tonno rosso: Time Magazine, dopo Obama, Ted Kennedy, Twitter, la guerra in Afganistan, …, dedica la sua cover story di novembre al re del sushi.
L’articolo è da leggere.
A noi, evoluti Edward – grandi uomini-scimmia dell’Antropocene –, dopo avere letto l’articolo e contemplato la copertina web, non rimane che arrovellarci con il più pragmatico e preistorico dei quesiti umani: “Lo mangio o non lo mangio?”.
To eat or not to eat, questo è il problema!
Il Principato di Monaco ha redatto la richiesta di inserire il tonno rosso nell’Appendice 1 della CITES, la convenzione che regola il commercio delle specie in pericolo, come l’avorio degli elefanti, i prodotti di tigre, conchiglie esotiche, o pappagalli da collezione.
Se fosse accettata, verrebbe interrotto il flusso di mercato che porta il 90% del tonno rosso, pescato in Mediterraneo, verso il Giappone. E noi mediterranei potremmo tornare a pescarlo e mangiarlo a “chilometro zero”. Come logica vorrebbe.
Lo scorso 23 ottobre, a Madrid, gli scienziati del comitato scientifico ICCAT, la Commissione Internazionale per la Conservazione del Tonno Atlantico, hanno preso posizione. O meglio sembra che l’abbiano presa. Hanno scritto un documento strano, senza conclusioni, mostrando possibili scenari: sarà così se faremo così, sarà altresì se facciamo altresì.
Tuttavia, nero su bianco, io leggo che il tonno rischia il collasso.
Per chi ha visto “The End of the Line”, il tonno rosso rischia – e lo stesso rischiano i suoi pescatori – esattamente che gli capiti quanto accaduto nei banchi di Terranova al merluzzo.
L’effettivo numero di esemplari di tonno rosso in grado di riprodursi (la biomassa riproduttiva) è inferiore al 15% di quella che era presente quando ebbe inizio la pesca industriale.
Come già dimostrato da Redi nel XII secolo, anche i tonni, come le mosche, non nascono per generazione spontanea.
WWF e Greenpeace hanno plaudito all’esito del lavoro del comitato scientifico ICCAT. Ma il Giappone ritiene che sia stato travisato e chiede che sulla pagina web, dove è possibile scaricarlo, compaia una “tendina” perentoria: “It has come to our attention that several organizations are disseminating partial interpretations of the report of the scientific meeting. We highly recommend that persons interested in a complete understanding of the scientific advice developed during the meeting view the entire report”.
Anche questo documento è da leggere. L’ho riletto e non cambio opinione.
To eat or not to eat, dunque?
Per ora ancora “not to eat”.
Per decidere abbiamo bisogno di sapere l’esito del prossimo incontro annuale dell’ICCAT, che si terrà a Recife dal 6 al 16 novembre. Allora leggeremo delle decisioni politiche. E proveremo a rispondere al preistorico quesito.
Post scriptum: “Mangiare è un gesto ecologico e politico”, così sulla terza di copertina di Michael Pollan “Il dilemma dell’onnivoro”. Ricordiamolo.